[Discussioni] Parliamo del punto 3.

Roberto A. Foglietta roberto.foglietta a gmail.com
Mer 13 Giu 2007 17:54:03 CEST


Il 13/06/07, Renzo Davoli<renzo a cs.unibo.it> ha scritto:
> Mentre i punti 1 e 2 mi pare che siano totalmente condivisi, nella
> discussione precedente il punto 3 ha suscitato dubbi e incertezze.
>
> Allora trasformiamo questo NG da "discussioni" a "proposte" e vediamo
> cosa salta fuori.
>

 Problemi:

 - su un PC pre-installato ci finiscono diversi software che vanno dal
drivers, ai tools specifici, agli anti-virus, a demo e non ultimo il
sistema operativo. La dotazione software è ricca e non è pensabile che
per ogni pezzettino dei quali molti non sono nemmeno acquistabili si
possa pretendere una scorporazione anche solo informativa

 - le vendite in bundle di solito associano un oggetto di valore X di
costo Cx, uno di valore Y, di costo Cy e da questa associazione
(installazione) che ha un costo Cz si perviene a un costo Cx+Cy+Cz ma
un prezzo di vendita finale che in generale ha un valore X+Y+V dove V
è il valore aggiunto di avere due beni complementari già aggregati.
Però vi sono anche bundle nel quali la vendita di Y risulta difficile
(ad es. a fronte di scorte di magazzino superflue) quindi Cz è
negativo e persino V potrebbe essere negativo (ad es. il cliente non
ha molto interesse per Y di per sè) ma V-Cz > 0 per cui l'utente
compra comunque, cioè ti faccio uno sconto tale per cui comperare Y
diventa conveniente giusto perchè dovevi comprare anche X, altrimenti
non ti vendo X.

 Il risultato è che onestamente un OEM potrebbe voler vendere il PC a
399 euro e in bundle offrire il software a 1 euro in maniera da
incentivare l'acquisto. Quello che è certo è che l'OEM non ha pagato
il software 1 euro quindi si configura una vendita sottocosto da parte
dell'OEM. Ma anche tale dizione è imperfetta perchè il bundle nel
complesso non è sottocosto.

 Il problema non sono le vendite in bundle ma il monopolio di
Microsoft. Di fronte a una questione specifica si deve porre una
soluzione specifica quanto più semplice possibile.

 Un'idea più semplice è che nelle vendite abbinate, limitatamente alla
vendita di personal computer per elaborazione generica, limitatamente
al software preinstallato o fornito in dotazione, la vendita deve
riportare il costo sopportato dall'OEM per la dotazione software
licenziata (che è un valore ricavabile da fattura di fornitori [1])
che tale dotazione possa essere rifiutata dall'acquirente a fronte di
uno sconto sul prezzo di acquisto pari o maggiore del costo sostenuto
dall'OEM.

 Ora il problema è che tale costo ragionevolmente oscilla fra 30 e 70
euro. Per molti utenti tale maggiorazione è conveniente anche in
presenza di una licenza ancora valida solo per il fatto che il
software di preinstallazione è già correttamente configurato e
contiene tutti i drivers/tools appropriati.

 Per lo meno però si farebbe un po' di chiarezza. Inoltre se l'OEM
ritiene di non avere interesse a vendere in bundle in questo modo si
libera dei costi aggiuntivi diventando più concorrenziale
sull'hardware nudo.

 [1] anche qui purtroppo c'è il problema che l'OEM viene fornito al
produttore di PC a costo irrisorio ma poi è obbligato a comperare cose
che non gli servono, completamente diverse, che però paga in
proporzione all'OEM che compra. Quindi si ritorna al punto di
partenza. Microsoft deve pubblicare mensilmente il costo delle licenze
OEM e un qualsiasi produttore OEM può replicare le installazioni da se
stesso pagando il prezzo previsto da questi listini pubblici. Anche in
questo contesto però non si esclude che Microsoft faccia accordi più
favorevoli con alcuni OEM.

 Non esiste una soluzione, il massimo che possiamo chiedere come
consumatori è di essere informati sui costi del bundle, avere il
diritto di rinunciarvi e quindi risparmiare. Quanto risparmiare? Ogni
produttore deve pubblicare il costo (di fornitura/licenza) del
software ma le varie preinstallazioni non sono tutte uguali e
giustamente non possono avere costi uguali in quanto la
preinstallazione di uno tipo di PC non andrebbe bene su un altro tipo
di PC. Non sono beni interscambiabili.

 Dal mio punto di vista la questione del punto 3 non è aggirabile.
Microsoft quando fa business lo meglio e su questo non ci piove. Se
vogliamo rompere il suo monopolio dobbiamo guardare altrove.

 I produttori HW che vendono il loro prodotto in bundle con un sistema
operativo proprietario/monopolista devono fornire a costo uguale a
loro scelta:

 - documentazione specifiche HW in maniera da poter scrivere driver
per tale hardware

 - almeno un altro sistema operativo di cui si sono impegnati a
fornire supporto compresi drivers anche solo binari dell'hardware.

 A fronte di un rincaro di prezzi probabilmente vedremmo il dual-boot
come fenomeno dilagante. Per quelli interessati al solo HW il prezzo
invece sarà sensibilmente ridotto (visto che l'OEM paga due volte più
ragionevolmente vende senza nulla o solo linux). Microsoft impone una
tassa con il suo monopolio, l'unica soluzione è imporre un costo di
riequilibrio sugli OEM quindi in seconda battuta alla Microsoft
stessa.

 Credo che sia venuto il tempo di cominciare a imporre agli OEM di
fornire le specifiche da quel punto in poi l'adozione di Linux farà il
resto anche senza il punto 3. Oltretutto così espandiamo il fronte
senza sempre concentrarci sui soliti nemici che potrebbero cominciare
a giocarsi la carta della persecuzione.

 I componenti HW sono brevettabili se un produttore ha dei segreti li
brevetti e fine della gazarra, le specifiche d'interfaccia devono
essere pubbliche. Sarà la volta che si consorziano per avere un'API ad
hardware omogenei finalmente standard?

 Ciao,
-- 
/roberto



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