[Discussioni] Il rettore dell'Università di Trento risponde
Francesco Potorti`
pot a potorti.it
Ven 22 Giu 2007 12:54:08 CEST
Francesco Potortì:
>>Ma in questo caso lo Stato non ha sbagliato proprio nulla, neanche dal
>>punto di vista di correttezza e trasparenza, perché non era in causa.
Daniele Micci:
>Infatti non ho detto questo, ma il fatto che l'unico modo (così dite)
>per l'Università di vedere finanziati i propri progetti da parte del
>MIUR fosse il coinvolgimento di Microsoft (che li ha resi "più
>competitivi" ed ha "aperto le porte") è, secondo me, grave.
Non so a chi ti rivolgi, ma se qualcuno l'ha detto ha preso una
cantonata o si è espresso male. Ovviamente questo non è il primo
finanziamento di progetto MIUR che l'Università di Trento vince, quindi
il coinvolgimento di MSR non era certo l'unico modo di ottenerne.
>Se lo Stato finanziasse la ricerca in modo più appropriato, forse le
>Università non avrebbero bisogno di condividere le proprie ricerche con
>qualche società privata.
Come dicevo fra le altre cose in questo messaggio:
<http://lists.softwarelibero.it/pipermail/discussioni/2007-June/016296.html>
il motivo principale della scarsa efficacia della ricerca in Europa in
generale e in Italia in particolare è la scarsa interazione
dell'accademia con l'industria. Una maggiore interazione e condivisione
è altamente auspicabile.
>>L'unico ruolo del MIUR è stato di valutare la bontà scientifica del
>>progetto, presentato assieme a tanti altri, e di conseguenza
>>finanziarlo. In questo processo le modalità di formazione della
>>società di cui parliamo non hanno avuto alcuna rilevanza.
>
>Non è quel che dicono loro: il coinvolgimento di Microsoft viene
>giustificato proprio dalla maggior probabilità di ottenere, grazie alla
>collaborazione, finanziamenti.
Non mi sono spiegato. Se faccio un consorzio (o una società, in questo
caso) per concorrere ad un finanziamento, lo faccio anche perché insieme
siamo più forti e abbiamo la possibilità di presentare una proposta di
maggior valore. Chi giudica la proposta (il MIUR, in questo caso) la
giudica sulla base del suo valore. Quindi lo stato, cioè il MIUR in
questo caso, per quanto si vede non è stato «restio a finanziare la
ricerca in modo adeguato, secondo procedimenti corretti e trasparenti»,
come scrivevi nel messaggio precedente.
>>Insomma, a me pare che le Università e la Provincia abbiano perseguito
>>il proprio interesse e le proprie finalità istituzionali, MSR ha
>>abilmente scelto la strada per lei più conveniente, lo Stato in questo
>>caso non c'entra neanche di striscio.
>
>Non sono d'accordo. A me sembra che questo accordo sia il risultato di
>una politica disastrosa in materia di incentivi alla ricerca ed alla
>formazione universitaria.
Cioè?
>>Mi pare che quindi siamo d'accordo nel concludere che il problema è
>>che quel che è successo è perfettamente coerente con il sistema di
>>incentivi e finanziamenti, quindi se il risultato non piace è perché è
>>il sistema che non è ottimale, non perché gli attori abbiano sbagliato
>>qualcosa.
>
>Sono in parte d'accordo, ed è questo il motivo per cui secondo me lo
>Stato è coinvolto in questo discorso.
Lo Stato è coinvolto in questo discorso per via degli indirizzi politici
che si può chiedere che vengano migliorati, non per inadeguatezza dei
finanziamenti, né mancanza di trasparenza e correttezza, né carenze di
formazione universitaria. Per quanto si vede qui, nessuno di questi
aspetti negativi è coinvolto.
Si tratta cioè di chiedere un cambio di indirizzo politico, non di
puntare il dito su errori di gestione, perché apparentemente non ce ne
sono.
>Rimane il fatto che per fare ricerca si sta sostanzialmente lasciando
>ad un soggetto privato la contitolarità dei risultati in cambio del suo
>nome.
Per quanto si vede, non è «in cambio del suo nome», ma in cambio delle
sue competenze. Se il nome ha contato nell'assegnamento del
finanziamento MIUR ritengo che il suo peso sia stato marginale, e non
c'è alcuna evidenza del contrario.
Il fatto che rimane è che la collettività finanzia un'attività di
ricerca i cui risultati rischiano (non è certo, ma c'è la possibilità)
di avere una ricaduta culturale pubblica, ma una ricaduta economica
ristretta ad un solo attore estero, il quale ha fatto solo un piccolo
investimento.
Non c'è stato, a quanto si vede, alcun comportamento scorretto o poco
trasparente per giungere a ciò, e ognuno ha apparentemente persguito i
propri scopi istituzionali. Questo significa che qualcosa va corretto a
monte, a livello di indirizzi politici della ricerca, e non a livello
gestionale.
Forse la ragione principale di questo risultato è che l'accademia ha
interessi in grande prevalenza puramente accademici. Ricadiamo cioè in
quello che a tutti i livelli politici e decisionali, dalla commissione
europea in giù, è ritenuto il più serio problema della ricerca europea e
particolarmente italiana: lo scollamento rispetto all'industria. Se
l'università di Trento avesse avuto istituzionalmente dei seri interessi
di sfruttamento economico dei risultati della ricerca, probabilmente i
termini di costituzione della società sarebbero stati diversi da quelli
che vediamo.
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