[Discussioni] Centro Microsoft nel mirino (L'Adige)

Paolo Didonè dido a nonpenso.org
Dom 27 Maggio 2007 18:30:34 CEST


Da "L'Adige" di Trento (http://www.ladige.it) di ieri, in prima pagina


                      Centro Microsoft nel mirino

     I sostenitori del software libero attaccano il laboratorio di
                         bioinformatica di Povo

            L’accusa: «Ricerca privata con i soldi pubblici»

Duro attacco di Assoli, l’associazione italiana dei sistemi informatici
open source, al Centro Microsoft di Povo. Tre ricercatori che hanno
compiuto uno studio sul laboratorio di bioinformatica di Povo
contestano il metodo di lavoro e parlano di ricerca privata fatta con
soldi pubblici: per ogni euro speso da Microsoft vengono spesi 7,21
euro dei contribuenti. Secca la replica del direttore del Centro,
Priami: «Polemica assurda, noi facciamo ricerca, non sviluppiamo
prodotti commerciali»

                                                   Continua a pagina 23:

Il Centro Microsoft nel “mirino” dei sostenitori del software libero.
Lotta di filosofia e di numeri. Tre ricercatori di Assoli,
l’associazione italiana del sistemi informatici open source , hanno
fatto uno studio sul laboratorio di bioinformatica di Povo. Contestano
il metodo di lavoro e parlano di ricerca privata, fatta a spese del
contribuente italiano.

La società consortile - composta da Microsoft Research e Università di
Trento - si propone, senza scopo di lucro, di svolgere attività di
ricerca e sviluppo di specifici linguaggi e meccanismi di modellazione,
analisi e simulazione nel campo della scienza medica, della biologia.
Nel lungo articolo di Assoli, pubblicato sul sito ufficiale
(www.softwarelibero.it), si dice che la licenza del centro «non
garantisce le quattro libertà richieste per essere considerata una
licenza di software libero». «Dunque siamo in presenza di una licenza di
software proprietario. In particolare: è vietato utilizzare il software
per fini commerciali (limitazione all’utilizzo); se il software è in
formato binario, non è possibile cercare di modificarlo, di fare del
reverse engineering o di decompilarlo (limitazione allo studio)».
L’azienda americana rimarrebbe titolare di una parte dei risultati
prodotti dai ricercatori di Trento.

Si cita poi l’assemblea dei soci, tenutasi il 21 aprile 2006, e si
riportano le cifre sulla partecipazione pubblica: «Passando alla
trattazione del terzo punto all’ordine del giorno, il presidente ha
fatto presente che il cda ha approvato le spese stimate per il 2006 e la
loro proiezione fino al 2010 (conservate agli atti della società).
Entrate previste 2006: da notare che per quanto riguarda i contributi
Firb e dell’Università di Catanzaro (con cui Trento collabora, dalla
nascita del laboratorio, nella ricerca sui tumori, Ndr) abbiamo solo
riportato la cifra stimata per l’anno fiscale corrente. Provincia:
600.000 euro; Microsoft: 250.000; Università di Trento: 223.800;
Ministero: 930.200; Università di Catanzaro: 50.000». Ma i sostenitori
dell’ open source vanno oltre:«Il primo centro di ricerca Microsoft
costituito in Italia, a fronte di un investimento di 250.000 euro in
ricerca sui propri prodotti da parte di Microsoft, ha comportato un
esborso da parte della pubblica amministrazione di complessivi 1.804.000
euro, esborso che andrà a vantaggio di un’azienda (la creatura di Bill
Gates, Ndr), che per strategia aziendale localizza i propri beni
immateriali (quindi, presumibilmente, anche i risultati della ricerca
condotta nel centro di Trento) fuori dal territorio italiano. Per ogni
euro speso da Microsoft vengono spesi 7,21 euro da parte dei cittadini
italiani».

I sostenitori del software libero vanno oltre i confini trentini. Dicono
che, secondo quanto dichiarato nel bilancio Microsoft Srl, le licenze
d’uso dei programmi, acquistati in Italia, vengono fatturate dalla sede
irlandese della compagnia. È una battaglia di politica informatica e di
cifre: cifre che Corrado Priami, direttore del Centro Microsoft di
Trento, contesta: «Ma quale scippo al contribuente? Nel documento di
Assoli si cita la previsione, non il bilancio: nel 2005, anno in cui
ateneo e Provincia non hanno stanziato un euro, Microsoft ha dato un
contributo di un milione. Quanto alla questione delle tecnologie, mi
permetto di ricordare che noi facciamo ricerca, non sviluppiamo prodotti
commerciali». Priami è un fiume in piena. Dice che le argomentazioni di
Assoli si reggono su gambe fragili: «Mi pare una polemica pretestuosa. I
software che abbiamo sviluppato si possono scaricare gratis dal nostro
sito: le piattaforme sono disponibili per tutti. A Povo non ci sono
certo brevetti Microsoft e noi non ci occupiamo di commercializzazione.
Siamo talmente fuori da dinamiche commerciali che alcuni dei nostri
computer sono Macintosh». Assoli - facciamo notare - ha allargato
l’orizzonte e ha scritto che «le licenze d’uso dei programmi Microsoft
acquistati in Italia vengono fatturate dalla sede irlandese della
compagnia». La risposta è secca: «Non conosco le strategie commerciali.
Io so solo che noi facciamo ricerca e che il centro Microsoft-Università
ha la sede legale in piazza Manci a Povo: là c’è la sede e là il centro
paga le tasse. Aggiungo che tutti i ricercatori (lo staff è composto da
19 elementi; il 50% è dato da stranieri) hanno preso residenza in
provincia di Trento, quindi la loro contribuzione va allo Stato
italiano». E per quanto riguarda i contributi pubblici? «Il laboratorio
è compartecipato dall’Università: le risorse vengono stanziate solo a
fronte di progetti scientifici, il cui valore è oggetto di attenta
analisi».

Nonostante tutto, Priami si dice sereno. Sereno, anche dopo l’annuncio
della futura apertura di nuovi centri Microsoft in Piemonte, Campania e
Toscana? «Sì, perché il nostro è un centro di ricerca - dove si cercano
soluzioni a problemi - mentre quelli di cui si parla sono centri di
innovazione tecnologica, dove si lavora al miglioramento di tecnologie
già esistenti».

                                                       A.Tom. 26/05/2007

-- 
dido




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