[Discussioni] terminologia licenze

Roberto A. Foglietta roberto.foglietta a gmail.com
Lun 28 Maggio 2007 14:42:39 CEST


Il 28/05/07, Davide Dozza<davide a flossconsulting.it> ha scritto:
> Roberto A. Foglietta wrote:
> > Il 18/06/07, Davide Dozza<davide a flossconsulting.it> ha scritto:
> >> Francesco Potorti` wrote:
> >>> Solo  per gli appassionati di terminologia, gli altri cestinino pure.
> >>>
> >>>
> >> [...]
>
> [...]
>
> >  Ereditario e dominante sono termini ognuno dei quali ha anche delle
> > connotazioni negative "tara ereditaria", "dominio dell'uomo sulla
> > donna" ma poiché il loro uso correlato porta il pensiero in un ambito
> > ben preciso anche questi sono eliminati. Il geneticamente modificato è
> > percepito negativamente ma in relazione al software direi che risulta
> > ininfluente mentre il concetto di generazione/selezione è
> > preponderante.
>
> Ereditario sencondo me è un po' forviante. In genere ereditario mi
> ricorda la parentela, figlio e padre, nonno e padre, dal vecchio al
> nuovo, dal "grande" al "piccolo".
> Invece le opere derivate le vedo al contrario, in genere sono più grandi
> queste rispetto le opere originarie.
>
> Per dominante invece non mi piace proprio. non vorrei fosse interpretato
> come complesso di superiorità.
>

 Entrambi i significati negativi non entrano in gioco in un ambito
evoluzionistico e genetico. E' proprio il fatto di impostare il
discorso in questo contesto che restringendo il significato dei
termini porta a vedere il software libero come capace di evoluzione e
in tale contesto il sapersi imporsi non è un fatto da complessati ma
la capacità di rispondere in modo adattivo all'ambiente.

 Il problema della terminologia è che uno stesso termine ha
significati diversi in contesti diversi. Se invece si usano termini
coerenti con un contesto e il contesto è tutto sommato ben conosciuto
(evoluzionismo, ereditarietà del patrimonio genetico) almeno nelle
linee principali il rischio di vedersi ribaltare la frittata è minimo.
E' il contesto che frena la fantasia e incanala l'associazione di idee
in un'unica direzione: il software libero è un'evoluzione adattiva,
una risposta sociale al problema del monopolio informatico. Da questa
terminologia e in questo contesto in modo istintivo emerge una ragione
per cui il software libero è da adottare, promuovere  e difendere:
perchè è una risposta a una situazione di difficoltà.

 Se c'è una percezione anche blanda che il software proprietario non
sia una risposta alle proprie esigenze ci si sente spinti a evolvere
verso il software libero. Se nel software libero non si trova una
risposta soddisfacente resta la percezione che non è definitivamente
fallimentare: semplicemente bisogna aspettare che l'evoluzione faccia
il suo corso oppure incentivarla in maniera che proceda più spedita.
Se fosse "permanente" allora un'esperienza fallimentare verrebbe
associata a "permanentemente fallimentare". E' vero che si parlava di
licenza, ma questa benedetta licenza è quella che fa il software (in
effetti è il modello della GPL che imprime il carattere di bazar allo
sviluppo). Se hai trasferito in concetto di permanenza alla licenza lo
hai trasferito all'esperienza provata con il software libero. Sappiamo
bene che molti hanno inizialmente un piccolo "trauma" nel cambiare
tipo di software a questa sensazione deve essere associata un'idea di
"evoluzione". Forse nel caso di OpenOffice questo piccolo trauma è
così leggero che non hai avuto modo di notarlo pesantemente, ma quando
si tratta di cambiare sistema operativo, e non solo affiancare qualche
programma a quelli che già si adoperano, il senso di smarrimento è
assolutamente più forte e deve essere percepito come "transitorio"
altrimenti l'esperienza è assolutamente negativa.

 Ciao,
-- 
/roberto



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