[Discussioni] L'avvocato Minotti spara a zero su CC e GPL

Francesco Bario frbario a gmail.com
Sab 5 Apr 2008 13:48:29 CEST


tratto da qui:
http://www.minotti.net/2008/03/24/dei-diritti-e-dei-doveri-dello-stare-in-rete/

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Io non ho mai amato le licenze Creative Commons; o, meglio, non ho mai
compreso la cieca adesione fideistica manifestata specie dai blogger. Ed io
non sono stato eccezione: con il recente passaggio a Wordpress (ma perché
esiste un movimento che ha una pecetta segnaletica "No Wordpress"?) le ho
messe anch'io per quel fondamentale e imperdonabile errore che si chiama
omologazione e che mi ha fatto perdere di vista la mia cultura giuridica.
Alzi la mano chi sa veramente cosa significano queste licenze (e le "cugine"
GPL), quali sono le basi e le conseguenze giuridiche. Pochi, direi, e ditemi
pure presuntuoso. Non si parla di cose banali. Come se io mi mettessi a
discutere di specifiche W3C (che competono più i tecnici).
Sebbene le licenze Creative Commons rappresentino una comoda (in prima
battuta) standardizzazione, mi pento di averle messe e vi spiego anche il
perché.

Piaccia o no - ed è questo il punto fondamentale - in Italia abbiamo una
legge sul diritto d'autore. L'autore può derogarvi, ma soltanto
parzialmente.
In un momento in cui si discute dell'attuazione del comma 1-bis) dell'art.
70 l.d.a. (tema molto caro alla blogosfera) rischiamo di dimenticare i
diritti altrui, quelli di chi fruisce delle opere o che ci lavora. È
paradossale, azzardo anche un "ipocrita".

Se è vero che le limitazioni al diritto d'autore riguardano,
prevalentemente, gli usi personali (chiamiamoli *fair uses*, se volete
essere alla moda e guardare, a tutti i costi, al diverso diritto
nordamericano), esistono eccezioni anche per chi persegue lo scopo di lucro.

La legge sul diritto d'autore (l. 633/41) le disciplina a partire dall'art.
65 e mi sembra chiaro che, pur evidenziando alcuni dati dell'opera, nessuno
può impedire un link e la riproduzione di un titolo.
Eppure, una lettura non corretta (non conforme alla legge, che comanda
sempre nel contrasto) delle Creative Commons può portare alla paradossale
conclusione che esse non garantiscono sempre la libera circolazione del
sapere, ma, al contrario, talvolta la limitano per giunta - vale la pena di
ribadirlo - in contrasto col nostro ordinamento.
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Insomma, secondo lui chi usa le licenze libere è gente modaiola che non sa
che cosa usa realmente. Rilasciare un software con GPL, in pratica, è
un gesto fatto per moda senza sapere cosa realmente si sta facendo.

Totalmente priva di fondamento, poi, la storia delle cc in contrasto con il
diritto. Ma le pensa la notte?

Anche io avrei voluto lasciargli un commento sul blog, ma sono arrivato
tardi perché l'illustre avvocato, dopo avere ricevuto qualche critica di
troppo (ed era assolutamente logico), ha pensato bene di chiudere i
commenti.


Fra
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