[Discussioni] Da Richard Stallman: nota sull'incontro con Vendola
Francesco Potortì
pot a potorti.it
Mar 28 Dic 2010 18:23:58 CET
Nicola Grossi:
>Per capire che il software ha una valenza politica non è bastata la
>lettera che gli è stata scritta (in italiano)
>- ricca di riferimenti politici e sociali - o la stessa relazione della
>legge già in cantiere (che ha un forte connotato politico):
>Vendola continuava a credere che "free software was just a kind of
>computing technology" e nulla più.
Non è strano. Anzi, sono convinto che nella migliore delle ipotesi, e
cioè che Vendola veramente sia rimsto interessato dalla questione e che
la affronti in perfetta buona fade, se ne dimenticherà presto se non gli
verrà continuamente ricordato e se il discorso non verrà approfondito.
Se vivi in un mondo dove tutti ritengono e ripetono continuamente che
l'open source è una tecnologia alternativa alle altre, tu sei convinto
di aver capito, e interpreti secondo quel paradigma tutte le
informazioni che ti arrivano. Se poi un giorno arriva il dio del
software libero a spiegarti che così non è, tu rimani basito, accetti la
cosa perché te la dice il dio del software libero, ma poi continui a
sentire i migliori esperti ripetere che l'open source è una tecnologia
alternativa alle altre, e pensi che dopotutto si tratta di punti di
vista, oppure che il dio non te l'ha raccontata tutta, o che le cose
sono più complesse di come ti raccontava il dio.
Non sto immaginandomi le cose. Alfonso Fuggetta, che non è l'ultimo
cretino, ha impiegato anni ad ammettere che definire l'open source come
una tecnologia è riduttivo. La prima "International Conference on Open
Source Systems" era zeppa di esperti di software ed economia da ogni
parte del mondo che studiavano il "metodo di sviluppo open source" e la
"tecnologia open source". Ho colleghi che fanno ricerca nel software
engineering che anni fa si rifiutarono di firmare una dichiarazione che
promuovesse l'uso di licenze libere nella ricerca perché «non è detto
che il metodo di sviluppo open source sia il migliore». E questo dopo
che gli avevo spiegato cos'era il software libero. Ma le mie
spiegazioni non cambiavano il paradigma di base che loro conoscevano: le
consideravano un utile approfondimento, non un ribaltamento del punto di
vista che avevano sentito illustrare da tanti esperti e che davano per
scontato.
Il nostro problema di base è l'alfabetizzazione. Quasi nessuno sa
veramente cosa sia il software libero, anche fra coloro che ne parlano e
ne scrivono. Che un politico se ne renda conto è cosa difficilissima.
Io ne ho conosciuti (di persona o per email) solo tre che per quanto ho
capito avevano veramente colto la questione: Cortiana, Folena e
Cappato. Se sei un politico, per essere in grado di dire al manager IBM
che ti sta raccontando della neutralità tecnologica che quelle che dice
sono tutte o quasi sciocchezze bisogna avere una cultura di base
solidissima su questi argomenti, ed è ben difficile che un politico ce
l'abbia, perché quel che sa gliel'ha generalmente insegnato qualcuno in
malafede o più frequentemente uno che lo sa per sentito dire.
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