[Discussioni] Informazioni ed esempi sull'apertura dei dati delle PA

luca menini menini.luca a gmail.com
Sab 12 Giu 2010 22:26:06 CEST


Il 12 giugno 2010 08.09, M. Fioretti <mfioretti a nexaima.net> ha scritto:
> - per aprire i dati bisogna spendere soldi che noi di questi tempi
>  certo non abbiamo: digitalizzare il cartaceo, convertire a XML roba
>  in PDF o chissà cos'altro...
>

Questa come le altre motivazioni per tenere "chiusi" i dati sono pretestuose.
Da sempre dati&informazioni sono potere.
E' abbastanza facile gestire il "potere dei dati chiusi nei cassetti".
Nell'esempio seguente ogni riferimento a fatti o persone realmente
esistite e' errato.
Il mio e' solo un esercizio esplicativo privo di ogni riferimento con
fatti realmente accaduti o persone realmente vissute.

Se al mio ufficio pervengono i dati sui prezzi al consumo del
"paniere" utilizzato per il calcolo dell'inflazione e questi stessi
dati, con una scusa qualsiasi - per quanto intelligente e verosimile -
non vengono diffusi in modo disaggregato, chiunque voglia fare uno
studio approfondito sui consumi in quella zona, sara' costretto a
venire nel mio ufficio. E probabilmente ci saranno dei "riti di
corteggiamento" - piu' o meno espliciti - che mi permetteranno di
"gestire un piccolo potere".
E questo puo' essere anche utilizzato come "merce di scambio".
Credo che nella PA dell'800 del secolo scorso, ci possano essere stati
funzionari che, molto intelligentemente, hanno costruito carriere su
questo potere.

Se invece tutti i dati - anche grezzi e in qualunque formato siano -
vengono "liberati", non c'e' modo di gestire/costruire questo potere.

> - il nostro dipartimento si paga le sue spese solo vendendo i dati che
>  produce. Se li pubblichiamo gratis, ne beneficerà forse anche lo
>  stato con maggiori introiti fiscali, che però non arriveranno certo
>  a noi
>

Credo che se si fanno seri conti di "contabilita' industriale" nessun
dipartimento paga le sue spese "vendendo" i dati.
Anzi in alcuni casi, se veramente si fanno i conti con precisione e
completezza, i costi connessi alla "gestione della vendita" sono
superiori a quanto si incassa.
Ad esempio se (anche qui nessun riferimento e' reale) devi mettere in
piedi un sistema in cui per avere i dati di quanto ha piovuto in una
data regione devi avere:
- un ufficio che riceve le richieste di dati ed emette i preventivi;
- una gestione delle richieste e un sistema di tracciatura del
"processo di gestione delle richieste";
- emettere le fatture, controllare gli incassi, archiviare la pratica;
puo' essere che ti costi meno dare gratis questi dati piuttosto che
tenere in piedi un ufficio che gestisce la "vendita".


> - se la gente vede come lavoriamo ci copriremo di ridicolo (sul serio,
>  è venuta fuori pure questa)
>

Non commento ...

> aprire
> i dati pubblici DISTRUGGE posti di lavoro pubblici e parapubblici.
>

Meno Stato, piu' Impresa.
Rendere pubblici i dati della PA crea nuovi posti di lavoro.


> A me tutto questo andrebbe benissimo, a politici e sindacalisti
> probabilmente un po' meno, ma dal loro punto di vista è una prova
> lampante che tenere i dati privati conviene eccome. Quindi bisogna
> andare per gradi e provarle tutte.
>

Il vero vantaggio nel tenere chiusi i dati, e' la gestione del
"potere" connesso alla diffusione controllata degli stessi
dati&informazioni.


> è che messa così è troppo generica, se ti fermi lì ti rispondono con
> gli argomenti che ho appena riassunto e finisce così. Troviamo un caso
> _concreto_ di qualcuno che non può fare un'attività economica o che
> facendola spende X tempo o soldi inutilmente proprio per quel
> motivo e lo pubblico. Idem per gli altri esempi:
>

Un esempio.
Voglio ottimizzare il percorso dei miei mezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti.
Se non ho uno stradario "libero" e completo, come faccio?

Ciao.
luca

-- 
Sabato 23 ottobre 2010
Nella tua città! http://www.linuxday.it



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