[Discussioni] Software libero nelle PA. Era: Re: ricerca FLOSS
Marco Bertorello
marco a bertorello.ns0.it
Gio 7 Ott 2010 22:40:46 CEST
Il 07 ottobre 2010 20:13, Francesca Ciceri <madamezou a yahoo.it> ha scritto:
> Ciao a tutti,
>
> On Thu, Oct 07, 2010 at 06:50:15PM +0200, Marco Bertorello wrote:
>> Il 07 ottobre 2010 17:44, piergiovanna grossi
>> <piergiovanna a softwarelibero.it> ha scritto:
>> [...]
>> > risparmio è forse irrisorio se calcolato nell'insieme. I risultati a lungo
>> > termine sono che i prof. si devono abituare a scambiare coi propri studenti
>> > formati aperti, che gli studenti si devono abituare a utilizzare software
>> > libero e disabituare a utilizzare cose copiate illegalmente. Imparano a
>> > utilizzare strumenti con i quali una volta usciti dall'Uni potranno iniziare
>> > a lavorare in autonomia se vorranno, nessun monopolio proprietario e via
>>
>> ma saranno consapevoli? sapranno perchè è male un brevetto ed
>> eviteranno di ottenerne?
>> sapranno lottare perchè, giusto per fare un esempio campato in aria, i
>> risultati dei propri studi vengano pubblicati con licenza libera?
>> si rifiuteranno di usare software non-libero o formati non-aperti?
>>
>> > dicendo.... Sono cose che personalmente non ti interessano? certo! mica a
>> > Univr dobbiamo fare le cose per fare contento te! cosa che mi pare
>> > impossibile visto quanto ti lamenti sempre :)
>>
>> Mia cara, ad ognuno il suo mestiere :)
>> Di gente che si da le pacche sulle spalle e che si dice quanto sia
>> brava ne è piena l'internet e francamente il contributo che porta al
>> movimento è sotto gli occhi di tutti: 0.
>>
>> >> > Direi che sarebbe molto utile oltre che interessante anche uno
>> >> > studio/sondaggio serio mirato alle motivazioni dell'utilizzo e del non
>> >> > utilizzo del Software libero nelle pubbliche amministrazioni (penso ciò
>> >> > riflettendo sui casi di fallimento e successo del SL nelle PA di cui si
>> >> > è
>> >> > parlato in altro thread). Forse sarebbe uno studio basato su dati più
>> >> > concreti di quelli dell'evanescente e ciclotimico mondo
>> >> > dell'associazionismo.
>> >>
>> > [cut]
>> >>
>> >> Io quando leggo queste cose, mi domando sempre, da cittadino: ma a me,
>> >> cosa mi interessa delle problemi che comporta una migrazione?
>> >> Niente. A me interessa che mi vengano riconosciuti dei diritti. Sul
>> >> come, il problema non è mio.
>> >
>> > boh..mi pare un controsenso quello che dici. Il problema di una non
>> > migrazione è anche tuo, perché il suo fallimento o il suo successo comporta
>> > che ti vengano negati o dati dei diritti, come dici tu. Se una migrazione è
>> > faccenda che riguarda di fatto la ditta e l'ente che la eseguono, dall'altro
>> > lato nelle motivazioni, nei fallimenti e nei successi riguarda invece tutti,
>> > perché coinvolge tutti, è un processo a catena. Dire che non ti interessa
>> > nulla di una migrazione è come dire che non ti interessa chi è stato votato
>> > perché non c'entra con i problemi che poi può causare al paese.
>>
>> Invece no. la migrazione non deve fallire. punto e basta.
>> Vuoi vedere una migrazione, facile ed indolore, con l'interesse attivo
>> dei cittadini?
>> Vieni con me quando gli studenti occupano le scuole, col tuo bel CD di
>> ubuntu e libera l'aula informatica e tutti i PC che vedi in giro.
>> Sono computer pubblici, comprati con i soldi pubblici, è un tuo
>> diritto che usino software di tutti.
>
>
> Marco questa è un filino una idiozia IMHO: l'attribuisco al fatto che sei
> infervorato dalla discussione e che l'esempio che fai è presumibilmente una
> semplificazione voluta :)
> Voglio dire: l'informatica nelle scuole non equivale ai pc che vengono usati
> nelle scuole, così come portare il software libero nelle scuole non equivale a
> installare semplicemente - e brutalmente - ubuntu (/me ha i brividi, ma vabbè)
> su quei computer. Il problema è più sottile, a mio modo di vedere.
> L'informatica nelle scuole è computer+studente+docente+programma.
> Con ciò intendo dire che è un sistema complesso e non puoi intervenire su un
> unico fattore: devi stimolare un minimo di dibattito, far acquisire delle
> pratiche culturali, far conoscere questa realtà a professori e presidi.
>
>
> Altrimenti non cambia nulla. Saranno utenti windows/mac su GNU/Linux. E non
> credo che sia l'obiettivo di nessuno. Il software libero è soprattutto un
> insieme di pratiche culturali particolari, applicate all'informatica.
> Installando brutalmente $distro_linux su 20 computer e dandoli in mano ad
> alunni e professori non fai di loro degli utenti di software libero.
>
> Questo per dire che amo l'azione ma l'azione correttamente preparata.
> E non sono una che sorseggia vino in poltrona, per la cronaca.
Oooooh! Finalmente... si ragiona! :)
Ovviamente, come ben hai capito quell'esempio era volutamente IDIOTA.
Come IDIOTA è lo stare a preoccuparsi della migrazione in se, del se,
del come e del ma.
Se l'obbiettivo fosse semplicemente questa fantomatica migrazione,
ecco un modo di ottenerla. Ho portato il punto di vista *miope* delle
cose slegate l'una dall'altra su pratiche radicali in modo che la
miopia fosse ben visibile a chi in pratica vorrebbe solo condannare le
pratiche radicali :)
Una cosa dev'essere chiara, secondo me: la migrazione si DEVE fare.
Per rispondere a simo, c'è gente che è pagata (e spesso con soldi
pubblici) per farla, la migrazione, e c'è gente che fa movimento,
gratis, perchè sente che "così non va'", con tutte le sfaccettature e
le contraddizioni che una complessità come la nostra porta.
Quì non si tratta di rompere i coglioni a chi lavora... ma a quelli
che non stanno facendo i nostri interessi come dovrebbero. E non sputo
addosso al povero cristo, sfruttato con un contratto a progetto del
cazzo che lavora per quelle macellerie che sono aziende informatiche
che lavorano con la PA in italia.
Forse non risolverà magicamente il problema fare bordello, ma serve
anche quello.
Perchè chi sta seduto negli uffici pubblici, quelli belli di legno con
la scrivania grossa, i nostri siti non li guarda, i nostri libri non
li legge... ma vede il telegiornale, legge il quotidiano, "sente" i
voti che volano via...
Quello che abbiamo fatto sin'ora in italia è affidarci a chi la voglia
il tempo la passione l'ambizione, quello che vuoi, di tirarsi su robe
da solo o quasi.
Nonostante queste condizioni disastrose, abbiamo dimostrato con casi
noti, che la cosa funziona, che il software libero ha un valore
aggiunto e che sarebbe eticamente corretto utilizzarlo.
Benissimo, ma a fronte di questo continuiamo a trovarci con scuole che
insegnano Visual Basic (pascal quando va bene), che sembrano più un
punto vendita Microsoft o Apple che altro, accordi folli e senza senso
di forniture di HW/SW. Con studenti che non vengono educati alla
valorizzazione della condivisione, della libertà di accesso
all'informazione per tutti senza se e senza ma, della collaborazione.
In compenso gli insegnano ad usare un prodotto. E spesso glielo
passano pure sottobanco senza licenza.
Non so voi, ma io mi sento preso in giro. E mi domando se non sia il
caso di cambiare metodologia di azione... Domanda retorica, ovviamente
si, se abbiamo capito con chi abbiamo a che fare. E con questo, per
chiarire, non dico assolutamente che non va fatto il resto, ma farlo
senza una consapevolezza di questo tipo è lento ed dispendioso di
energie.
E, per concludere, si simo. Ci credo fermamente e fino in fondo, come
ci credono tanti altri attivisti. Altrimenti non starei neanche quì a
discuterne seriamente. (a chi pensa che sia solo un troll, gliela
spiego dopo)
Per rispondere a Francesco, io sono consapevolissimo che non possiamo
risolvere tutti i problemi di questo mondo. Sto semplicemente dicendo
è miope, miopissimo, considerare le cose slegate le une dalle altre,
perchè non lo sono! Poi, sono d'accordo con te che ognuno deve
lavorare al suo tassello del puzzle, ma non possiamo non guardare la
situazione in generale.
L'esempio che ho già portato: se crediamo in un libero accesso
all'informazione per tutti senza se e senza ma, non possiamo non
vedere che c'è un gran numero di persone, sotto i nostri occhi, che
avrebbero molto bisogno di un accesso ad internet (e non per
scaricarsi i film o i giochi, ma per comunicare con la propria
famiglia) e nel nostro paese non possono averlo perchè non hanno un
documento.
Se lo pensiamo veramente questo, perchè se l'idea è che "libero",
"libertà" suonino bene e che bisogni appoggiarli sempre anche senza
vedere gli effetti reali che hanno le cose sulla vita di tutti i
giorni, e sopratutto senza fare nulla contro è un'altro paio di
maniche. Ma è più un atteggiamento da partito o azienda, che investe
dove ha un ritorno altrimenti nada...
Signori, concludo che penso di essere stato già abbastanza lungo
Buona serata
--
Marco Bertorello
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