[Discussioni] Brevetti software - Gli sciacalli ritornano
Nicola A. Grossi
k2 a larivoluzione.it
Ven 9 Set 2011 21:42:59 CEST
simo ha scritto:
>
>> Deve esserci una proporzione tra difesa e attacco.
>> Non mi pare che nessuno abbia proposto di lanciare una bomba.
>>
>
> Qualcuno ha proposto di portare una cassetta di frutta marcia, mi sembra
> sufficientemente estremista.
>
Più che estremista è autoinvalidante.
L'estremismo non è esagerato, è proporzionato a un male estremo.
>> La gente conosce greenpeace perché fa azioni dirette che i media riportano,
>> ma non sono terroristi e questo crea visibilità e aggregazione.
>>
>
> Il problema é completamente diverso, l'azione di conseguenza deve essere
> diversa, quante gente comune pensi di poter aggregare dietro il tema
> brevetti software ?
Prima parli di qualità e poi di quantità.
Al mondo esistono milioni di problemi diversi molti dei quali
vengono affrontati allo stesso modo.
Se ti viene un tumore X o un tumore Y, piccolo o grande che sia, sempre
la chemioterapia devi fare.
Il gesto esclatante è adatto a qualsiasi problema per risolvere il quale
sia importante l'opinione pubblica o la sensibilizzazione del pubblico
(nel quale includo anche le imprese).
Per quanto riguarda la quantità di gente comune aggregabile, si torna al
solito principio:
mi aspetto un'aggregazione proporzionale alla percezione del problema (è
ovvio che il tema ambientale
è maggiormente sentito).
Certamente, se non comunico rimango a zero. E se sono a zero, non è
perché il problema non sia comunicabile.
Addirittura ci sono non problemi, temi di cui l'umanità poteva fare
tranquillamente a meno, che sono sulla bocca di tanta gente comune:
come mai? Grazie a campagne di comunicazione. Anche il tema più strano e
stupido può diventare famoso, oggi più che mai.
>
>> Lo stesso principio l'ha seguito anche FSF, ad esempio, con i freedom
>> fighters:
>> "pagliacciate all'americana", se vuoi, ma molti hanno preso coscienza di
>> un problema
>> con quel tipo di azione, così come molti scoprono che cos'è il software
>> libero
>> dopo essersi imbattuti per caso davanti a un signore barbuto con
>> un'aureola di cartone in testa.
>> Basfemia? No: comunicazione.
>>
>
> La comunicazione é importante, ma quella pubblica ah senso se dietro c'é
> anche un gruppo che lavora seriamente a certe questioni.
> E *prima* si crea questo gruppo, che deve divetare eperto in queste
> question, e *dopo* si possono fare le "pagliacciate" per veicolare
> messaggi. Le "pagliacciate" da sole non servono a niente, se poi non c'é
> un followup sul lato serio presso le parti che hanno interesse e/o
> possibilitá di fare qualcosa in merito.
>
I gruppi sono necessari (io stesso ti ho fatto l'esempio di signore
organizzazioni),
ma non riuscirai mai a coprire il "territorio" quanto lo coprono le
organizzazioni "nemiche".
Per cui se a una conferenza prende la parola una persona competente
ed esprime fermamente la sua opinione, che male c'è?
E se questa persona attira l'attenzione su di sé con un cartello e poi
arriva una
tv locale e gli fa un'intervista che male c'è?
Dice una cazzata? Vabbè, intanto io che vedo la tv cerco in rete e, se
il tema mi interessa, mi aggrego.
Ma quanti di quelli che sono su questa lista e che vorrebbero andare là
con un cartello
direbbero cazzate? Pochi penso, perché già provengono da un gruppo o da
un gruppo di fatto
e c'è maggiore conoscenza e controllo.
Se anche mia nonna ha sentito parlare di signoraggio bancario è perché
c'è sempre un rompicoglioni dietro l'angolo che tira fuori il tema, non
perché il tema interessi così
fortemente alla gente comune o abbia un particolare appeal o esistano
gruppi organizzati che
si preparano a fronteggiare le banche del mondo.
>
>> A me interessa poco cosa pensano gli organizzatori, ma esprimere la
>> propria opinione
>> (senza degenerare nella barbarie, è chiaro) è importante, perché
>> influisce sull'opinione pubblica,
>> che è l'unica cosa che puoi cambiare, perché la mala fede e gli
>> interessi rendono pressoché impossibili
>> le discussioni intellettualmente oneste con certa gente.
>>
>
> Certo. Quello che serve é studiare, andare li con i dati in mano,
> conoscerebe bene la maeteria in modo di poter fare una domanda chiara,
> argomentata e allo stesso tempo "imbarazzante" ma seria in modo che non
> possa essere dismessa come provocazione disinformata (cosa che
> potrebbero comunque fare).
>
> Insomma bisogna lavorarci e andare preparati, perché l'audience sono
> dirigenti di azienda o avocati e se vai a fare solo casino quelli
> semplicemente ti catalogano come lunatico insieme a qualunque argomento,
> buono o no, tu possa portare.
Sì, certo, fermo restando che non devi convincere loro,
per cui, se ti metti al loro livello, alto o basso che sia, nessuno si
accorge di nulla.
Tu li puoi anche demolire, ma la cosa non farà notizia, l'imbarazzo non
uscirà dalla sala.
E c'è anche il rischio che il tuo interlocutore ti stani davanti al
pubblico:
"Scommetto che lei è un sostenitore, attivista... ". Ed è questa la vera
catalogazione
perché opera davanti al pubblico.
Se devi fare una discussione normale, puoi stare anche a casa:
purtroppo, e sottolineo purtroppo, è così.
Comunque, la presenza di donne aiuterebbe ad evitare
quel tipo di catalogazione (sempre rispetto al pubblico: loro possono
fare tutte le catalogazioni
che vogliono): occorre trasmettere il senso della società civile.
Io preparerei un bel numero di volantini, fatti bene e "senza punta a 5
stelle", e li metterei sulle poltrone insieme al programma.
Sempre meglio di un intervento "anonimo" o di un qualsiasi "tavolo delle
(non) trattative".
Loro non sono in buona fede e non metterai mai in visibile imbarazzo uno
che ha lavorato tutta una vita per avere la faccia come il culo.
La gente che vuol fare, vuole impiegare del tempo per un principio, oggi
come oggi, è oro. Quindi per me possono fare quello che gli pare,
gli possono anche tirare la frutta... almeno qualcuno si chiederà perché
li hanno portati in questura.
Ma se c'è senno è molto meglio. Le buone cause necessitano di buoni
comunicatori. Ma qui ce ne sono, credo, no?
bye
nag
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