[Discussioni] Fwd: [FSFE PR][EN] Get secure with a smartcard and support FSFE’s work in 2015

llcfree llcfree a gmail.com
Ven 5 Dic 2014 12:08:53 CET


On Fri, 2014-12-05 at 09:43 +0100, studio.lanzalotta a tiscali.it wrote:
> Loredana, sempre un piacere leggerti.
> Ma facciamo chiarezza, ASSOLI dovrà essere l'organizzazione italiana
> di riferimento per chi sostiene il software libero?
> Se no, quale altra?
> Dato il numero esiguo di VERI sostenitori del free software penso che
> si debbano concentrare le forze verso una sola organizzazione
> italiana.
> Ad es. chi è?
> http://www.fsugitalia.org

Non lo so, non voglio creare dispersioni, sono solo stanca di veder
tutto bloccato, per una ragione o per l'altra. E di dover sentire certo
blaterare non solo sul cosiddetto software libero, in cui ormai rientra
proprio tutto, ma in generale sulla digitalizazzione, e questo da parte
di chi non sa neppure di cosa sta parlando ma non per questo tace,
chiede un po' di silenzio e in quel silenzio "studia". C'é una gran
confusione, ma dall'altra parte qualcuno ha le idee chiarissime e sa
benissimo dove ci sta portando.

Personalmente, seguo la fsf us, ho cominciato da lì agli albori e non
c'è un solo passaggio o campagna che nei trent'anni successivi non si
sia dimostrata, almeno a mio modesto parere, quella "giusta". Non ho
neanche bisogno di farmi dare l'imboccata da loro, per me è ovvio che
non si debbano accettare documenti doc (per andare indietro di vent'anni
e pensate solo come sarebbe semplice ora il passaggio al software libero
nella PA se solo ...), che la minaccia attuale siano restricted boot e
cloud, con relativa espopriazione di qualsiasi possibilità di mantenere
una seppur parziale forma di controllo in loco e così via. Che a questi
problemi ci siano soluzioni mi è altrettanto chiaro. Qui in ITalia chi
se ne occupa? 

Andrò a guardarmi tutti i siti che mi vengano segnalati, è solo
questione di tempo. Non ho neanche il tempo di seguire la fsfe, per
dire. Ma so che lavora con gli stessi principi di base e perciò sto
tranquilla.

Credo che ognuno quel che vuol fare lo debba fare dove si trova, perché
è il luogo che conosce meglio e su cui ha più possibilità di incidere e
io adesso (ahimé!) in Italia sto. Perciò mi chiedo se qui intorno c'é
qualcun altro che magari non sono riuscita a trovare, ma so che esiste,
che ha intenzione di concentrarsi, diciamo così, sul vero software e
hardware libero, quello protetto da licenze che impediscano non di
crearci intorno un'economia, ma di escludere da questa economia coloro
che questa ricchezza l'hanno creata in primis e coloro a cui era ed è
diretta, cioè tutti noi.

Personalmente credo che l'appartenenza non sia una gabbia e non sia una
questione formale. Si è dove si condividono i principi e le azioni che
ne conseguono, ma occorre coerenza tra i due. 

Fra l'altro, in qualche passaggio, nell'oggetto di questo thread sono
comparsi i soliti "caratteri strani". Qui mi viene bene aggiungere un
altro punto su cui insisto da anni, scatenando gli iracondi: se vogliamo
parlare di digitalizzazione, occorre prima di riempirsi la bocca di
libre office o altro, spiegare a tutti, proprio come a tutti si insegna
(spero lo si faccia ancora, ogni tanto mi vengono dei dubbi) a scrivere,
che la scrittura elettronica implica dei passaggi obbligati e che il
primo di questi è la codifica dei caratteri che si usano. Altrimenti si
fa un gran casino e lo si fa indipendentemente dal fatto di usare office
o open office o libre office. Ora, io sono la prima a dire che non è
pensabile che tutti si occupino di sapere cosa sia una particolare
codifica (anche se il concetto è così generale che si può davvero
spiegare a tutti con gran benefico in moltissimi settori, se solo la si
pianta di dire che è impossibile farlo) ma se non si hanno dei default
decenti, che oggi si chiamano utf-8 e sia office o open office o libre
office o emacs o wim o LaTex o quel che vi pare, poi non funziona
niente. 

Altro che open data. Io ho provato ad usarli, non solo a parlarne, e
cosa ci ho trovato, indovinate un po'? I "caratteri strani". Ho scritto
al responsabile in comune che mi ha gentilmente risposto e segnalato il
problema al sistemista, ma il sistemista cosa ci potrà fare? Passare il
suo tempo a ripulire? Con la marea di dati che le amministrazioni stanno
scaricando dai vari data base? E impedire a quei dati sporchi di
entrarci, nei database? Altrimenti, fra le altre cose, sarà impossibile
ritrovarli. E allora ci sarà davvero da ridere, quando il cittadino si
accorgerà che lui i dati non li ha (nonostante siano così open), quegli
altri non li trovano, ma la legge dice che...

Sento una certa urgenza :) Prima che ci digitalizzino tutti davvero.

Loredana



Loredana


> 
> 
> Il 04.12.2014 12:23 loredana ha scritto:
> 
> > On Thu, 2014-12-04 at 11:48 +0100, Francesco Potortì wrote:
> > > Francesco Potortì: 
> > > > > Per l'Italia, devi contattare la FSFEI e convincerli a
> > > > > registrarsi come associazione di promozione sociale presso
> > > > > qualche registro regionale. Dovrebbe essere tutto quel che
> > > > > serve.
> > > > Assoli (http://softwarelibero.it) è già una APS (registrata nel
> > > > registro provinciale si Firenze). Non credo che creare
> > > > un'ulteriore associazione atomica (nel senso di "molto piccola",
> > > > Assoli non arriva a 50 soci) sia molto utile.
> > > L'altra associazione (FSFEI, il ramo italiano di FSFE) esiste da
> > > parecchi anni, non c'è da crearla, solo da registrarla come APS
> > > eventualmente previa revisione dello statuto, ma si tratta di
> > > formalità.
> > Mi permetto di suggerire... allora, facciamolo. Non so quanti altri
> > sentano l'esigenza di non passare tutto il tempo a spiegare il
> > significato e la portata dei principi che sono alla base del software
> > libero con chi non ne vuol sapere, il più delle volte per piccoli o
> > grandi, inconfessati,  interessi di parte o scaramucce personali.
> > 
> > Facciamolo in modo che ci si riconosca (chi vuole) e finalmente si parta
> > a fare, anche qui, con coerenza, non i miracoli o niente, ma quello che
> > sta tra zero e infinito, cioè qualcosa, nella direzione chiara
> > identificata da 30 anni, che raccoglie esigenze universali ed
> > economicamente e socialmente fondamentali.
> > 
> > Se poi non c'è proprio nessuno, va beh, allora non serve. Ma non sono
> > necessariamente i numeri che contano. All'inizio, ne è bastato uno,
> > sufficientemente testardo. Esempi non mancano sul territorio nazionale
> > dove in pochi hanno raggiunto risultati di scala.
> > 
> > Qui manca tutto. Dalla possibilità di acquistare facilmente hardware
> > compatibile con distribuzioni libere, alla volontà di usarle, almeno a
> > livello personale, per non parlare dello sviluppo, se non per poche,
> > lodevolissime eccezioni, che vengono però costantemente boicottate da
> > chi dovrebbe sostenerle e aiutarle a diffondersi.
> > 
> > D'altra parte, c'è un bisogno estremo, in parte dettato dalla crisi. E
> > c'è un gran caos che però, almeno, riporta alla ribalta, seppur in modo
> > per lo più fanfaronesco, temi ed esigenze davvero inderogabili.
> > 
> > La fsf e debian stanno ricompattandosi, e sono pilastri fondamentali
> > dell'economia digitale. Non si capisce perché non si possa costruire
> > intorno un'economia che sia al servizio della comunità (quella che, in
> > untima istanza, se si vuol essere venali, paga, cioè tutti noi).
> > 
> > Se non ora, quando?
> > 
> > Loredana
> > 
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