[P.A.]Conferma

Francesco Potorti` pot a softwarelibero.it
Dom 29 Giu 2003 09:56:56 CEST


Francesco Potortì:
>> La PA acquisisce il copyright, e ci può fare cosa vuole.  Cioè, se
>> vuole, può distribuire con la licenza o le licenze che le aggradano.
>> Il punto è che il software a uso interno non è distribuito, e quello
>> a uso esterno non è distribuito con licenza libera.

Antonio Russo:
>La Formazione Professionale di Bolzano sta sviluppando un software
>custom per la gestione delle risorse interne (aule, docenti, soldi,
>ecc). Questo software verrà rilasciato sotto licenza GPL. Il titolare di
>questa licenza è la ripartizione 21 della Provincia Autonoma di Bolzano
>quindi una persona giuridica, perciò il potere di fatto di distribuire
>il codice lo possiede l'attuale direttore della ripartizione.

Sì.

>Conoscendo al tipo non credo che lo distribuisca, non per una questione
>filosofica ma per una questione strategico-politica che non sto qui a
>spiegarvi perche troppo lunga.
>Il tipo se ne va in pensione tra un anno e ne arriverà un altro che
>potrà decidere:
>
>a) di buttare via il software e farsi sviluppare un altro.
>b) di continuare a utilizzare il software ma non considerarlo strategico
>c) di fare ulteriori sviluppi sul software poichè considerato strategico.
>d) di lasciare tutto cosi com'è
>
>Nella ipotesi a è molto probabile che si qualcuno glielo chiede questo
>qua lo distribuisca poichè quel software non interessa piu.
>Nella ipotesi b è molto probabile che si qualcuno glielo chiede questo
>qua lo distribuisca poiché quel software non viene più considerato
>strategico.
>Nella ipotesi c il tipo potrebbe distribuire la versione vecchia e
>tenersi la nuova versione considerata strategica.
>Nella ipotesi d non cambierebbenulla rispetto al presente, ma prima o
>poi anche questo qui se ne andrà in pensione.
>
>Soltanto con una legge che obblighi alle PA a sviluppare il software
>sotto la GPL avremmo un 75 % di possibilità in più rispetto ad oggi.

Anch'io penso che ci sarebbe un vantaggio, ma molto più ridotto di
quanto tu prospetti (spiego sotto perché).  Già quello che tu prospetti
è probabilistico e a lungo termine, secondo me è anche più piccolo di
quanto tu illustri.  Nonostante secondo me sia più piccolo e a lungo
termine, secondo me ne varrebbe comunque la pena, ma visto il piccolo
vantaggio l'unica spinta a un tale passo sarebbe politica (cioè è
difficile far leva sugli effetti pratici).

Il vantaggio è minore di quanto tu dici perchè che nei tre casi (a, b,
c) che tu prospetti, se c'è la volontà di pubblicare il codice, non è
necessario alcun obbligo.  Il dirigente potrebbe già da ora decidere di
pubblicarlo con qualunque licenza, anche una più permissiva della GNU
GPL.

>Ma la cosa non finisce qui, siccome nella PA rigge il concetto che un
>software sviluppato da un qualsiasi ufficio può essere richiesto da un
>altro qualsiasi ufficio a titolo gratuito, se domani il direttore di
>un'altra Formazione Professionale chiedesse questo software e decidesse
>di distribuirlo la cosa sarebbe assolutamente possibile e legale.

Credo che anche in questo caso il secondo ufficio potrebbe distribuirlo,
senza bisogno di alcun obbligo, ma non ne sono certo.  Cioè non so se il
trasferimento a titolo gratuito che la legge prevede implica anche il
trasferimento dei diritti di copia o no.

>Quello che fa un software libero non è la distribuzione o meno del
>sorgente (la libertà numero 2 dice proprio quello, libertà di
>distribuirlo e non obbligo di distribuirlo).

Sì, se non distribuisci l'eseguibile, altrimenti l'obbligo c'è. 

>Quello che fa si che un software sia libero non è altro che la sua
>licenza, il problema della distribuzione secondo me non è competenza
>nostra, caso mai sarà un dibattito che dovranno affrontare all'interno
>della PA: come utilizzare le 4 libertà che il software libero gli
>garantisce. 

Tutto giusto, ma il fine di tutto questo è far sì che il software si
diffonda.

>E' per questo che non capisco come si possa dire che una licenza non
>cambia nulla, cambia e come in qualsiasi contesto.

Per i motivi che ho esposto, secondo me cambia poco, specialmente in
un'ottica di risultati immediati.  A lungo termine, invece, cambia,
perché genera dei meccanismi di non ritorno che alla lunga pesano.  Ma
obiettivi di lungo termine come questo non si possono affrontare facendo
leva sui vantaggi pratici, i vantaggi pratici sono così piccoli e lenti
che questa è un'istanza politica e non ingegneristica, né economica né
legale. 



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