[Discussioni] Re: [Discussioni] Re: [Discussioni] "Il copyright è di destra, il copyleft è di sinistra" (pippone...)
Marco Ermini
flug a markoer.org
Dom 9 Dic 2001 15:41:18 CET
On Sat, 8 Dec 2001 14:59:31 +0100
Alceste Scalas <tjoad a gmx.it> wrote:
> On Sat, Dec 08, 2001 at 12:56:17AM +0000, Marco Ermini wrote:
> > > In ambedue i casi, non e` detto che gli squali della finanza siano
> > > favorevoli. In ambedue i casi, spesso una visione puramente
> > > utilitaristica ("condivido perche` conviene") non e` sufficiente, se
> > > non e` supportata da una motivazione morale ("condivido perche` e`
> > > giusto").
> > >
> > > E, in ambedue i casi, c'e` chi si batte per dare maggiore liberta`,
> > > a se` stesso ed agli studenti/utenti.
> >
> > Questo ragionamento lo capisco da una parte, dall'altro lo ritengo
"ingenuo".
> > Che significa liberta'? liberta' per cosa? da chi?
>
> Liberta` di poter utilizzare senza assurde limitazioni le risorse
> della scienza/del software? Liberta` di poter partecipare senza
> ostacoli allo sviluppo della comunita` scientifica/del software?
> Liberta` di non dover sottostare alle decisioni di qualcuno che, con
> vari metodi, puo` assumere il potere di controllare la scienza/il
> software, e cio` che vi sta intorno?
Queste liberta' *non* le ottieni propugnando il software libero. Quello che ti
serve e' ben altro, a monte.
E' questo quello che intendo quando dico che bisogna ripartire "a monte" del
software libero: devi discutere di cio' che ti serve per "realizzarlo".
Ci sono molte questioni che sono pesantemente equivoche, secondo me, per come
le ha poste Stallman e vanno sicuramente sciolte. Senza questo passo
fondamentale si rischia di fare solo tanto rumore per nulla.
> > il problema non e' avere
> > una visione "utilitaristica" come dici tu delle convenienze (e smettiamola
di
> > tirare in ballo l'utilitarismo, corrente filosofica degnissima e che non
> > c'entra un bel fico secco nel nostro caso) ma il crearsi dei falsi
> > obiettivi.
>
> Posso capire che tu non condivida cio` che sta alla base del
> Software Libero, e parallelamente cio` che sta alla base del
> pensiero di molti scienziati (visto che li consideri "falsi
> obiettivi").
Non so che pensare. Sembra che ti diverta ad appiccicarmi addosso l'immagine
che hai di me. Visto che non ho mai riportato le mie opinioni personali (e non
lo faro' qui, perche' tanto l'unica cosa che si ottiene e' essere fraintesi,
salvo che da pochissime persone) non vedo come diavolo tu possa dire cosa io
"condivida" o meno in merito di "atteggiamenti militanti" nel senso delle
"battaglie concrete" da affrontare a livello personale. Detto questo, cerca
per favore di smettere di capire fischi per fiaschi, altrimenti non ha senso
nemmeno una discussione cosi' limitata.
Ripeto (per l'ultima volta): il problema si pone *a monte* del software
libero. Propagandare il software libero e' una goccia nell'oceano, sicuramente
utilissima, ma non affronta i problemi alla radice, quanto piuttosto affronta
la fenomenologia delle questioni. Quello che sto dicendo e' che costruirsi una
visione del mondo dalla fenomenologia e' metodologicamente sbagliato; ammesso
e concesso che la battaglia per il software libero sia giusta, rischia di non
toccare i nodi fondamentali. Costruirsi un'immagine etica a partire dalle
questioni sollevate dal software libero ed a partire dal software libero,
senza aver discusso delle questioni che stanno piuttosto a monte, porta ad una
visione errata. Si rischia cioe' di essere la metafora dei comunisti utopisti
che, secondo Marx, avevano l'anelito giusto ma non individuavano "il treno
della storia".
> > Si puo' essere liberissimi sviluppando software proprietario e schiavi
> > sviluppando software libero.
>
> Il punto della questione sta nel concetto di "liberta`".
>
> In genere, si dice che "la propria liberta` personale si estende
> finche` essa non lede la liberta` di altre persone". Quando uno
> sviluppatore decide di produrre software proprietario, egli sta
> interferendo nella liberta` degli utenti, o degli altri
> sviluppatori? Secondo me (e non solo), la risposta e` affermativa.
>
> Per questo si propone un modello di liberta` che tenga conto di
> questo fatto: da qui nasce il concetto di Software Libero.
Ci sono riuscito! finalmente sono riuscito a farti dare una definizione di
questa tanto agognata "liberta'" di cui ti riempi la bocca ogni 5 righe, ma
mai mi dici cos'e' ;-)
Mamma mia! Il tuo modello di liberta' e' di una banalita' sconfortante. Senza
offesa, ma direi che non sei proprio un filosofo ;-) se lo leggessero certi
miei vecchi professori...
Sto scherzando, ovviamente!!! Ciascuno la pensa come preferisce su queste
cose, ci mancherebbe altro!!! (non voglio litigare su questo, e non voglio
sembrare intollerante su argomenti cosi' delicati).
Mi astengo da ogni ulteriore commento, ripeto che certe discussioni qui IMHO
non hanno vita facile. Vorrei soltanto proporre uno spunto di riflessione per
te, Alceste, il piu' coraggioso di tutta la ML (e ne hai di fegato e qui non
scherzo!!!) "la propria liberta` personale si estende finche` essa non lede
la liberta` di altre persone" e' pari pari il modello di Bill Gates ;-) per
capirci: e' facile parlare di "liberta'" per chi ha i mezzi. Probabilmente, se
io fossi un ingegnere bravissimo in grado di dirigere un centro di ricerca,
non avrei posto migliore dove lavorare che a Microsoft Research: dato il mio
prestigio posso fare le ricerche che voglio con tutto il tempo che voglio, con
un sacco di finanziamenti (e ricordo che Microsoft Research rilascia molte
cose come "OpenSource", per capirci, non sono la FSF ma non sono nemmeno
l'azienda corporate). Altro spunto: per la stragrande maggioranza degli
utenti, un computer e' solo uno strumento. Se gli standard sono definiti da
organismi internazionali, la vera' liberta' per un utente e' poter scegliere
il software che gli piace di piu'. Un esempio cretino: se esistesse uno
standard internazionale per le rubriche su LDAP, io potrei mettere la mia
rubrica su Outlook o su Netscape Messenger o su Mutt, la rubrica me la ritrovo
uguale su tutti e tre i programmi: a questo punto scelgo il software che mi
piace di piu' e la liberta' e' tutta qui per il 99,9% degli utilizzatori di un
PC. Quella che per un "utente" nel senso di Stallman (che ha un'idea quanto
meno equivoca di "utenti" ma questa e' un'altra cosa) e' la "liberta'" di
modificare Mutt per aggiungere una rubrica su LDAP e' un non-problema per il
99,9% degli utenti PC (il fatto di poterlo fare e' bellissimo e sicuramente e'
una "liberta'" per un programmatore, ma se ci sono programmi commerciali
equivalenti e' un non-problema per tutti gli altri, l'unica cosa che cambia e'
il $, ma l'argomentazione economica non e' una argomentazione per il software
libero...). Questo solo per capirci (non mi interessano risposte agli esempi,
cerchiamo di essere intelligenti!): riflettiamo sulla "liberta'" e
contestualizziamola, ne escono sicuramente molti punti di vista diversi.
> E da
> questo modello etico deriva anche un nuovo modello di business (ma
> questa e` un'altra storia),
Che possiamo anche lasciar perdere se parliamo di liberta'. Ma non possiamo
ignorare da dove le cose hanno inizio e dove hanno fine: l'"economia" (nel
senso piu' "nobile" della parola, quello che hanno Smith, Ricardo e Marx) e'
l'inizio e la fine di ogni cosa...
Se poi il fatto che io abbia usato una parola inglese scandalizza e mi
trasforma in un "capitalista", posso usare l'equivalente tedesco "Oekonomie"
ed assumere un'aria filosofico-intellettualoide (altrettanto se non piu'
ripugnante forse), ma io credo che contino i contenuti.
> > Non tiriamo in ballo cose come la morale, la
> > giustizia ecc. che con il software libero c'entrano poco.
>
> Da questa tua frase, e da quanto ho detto poco sopra, mi sembra
> chiaro che, con il termine "software libero", noi due ci stiamo
> riferendo a cose decisamente diverse. Probabilmente tu ti stai
> riferendo alla linea della Open Source Initiative (non lo dico per
> polemica, ma come dato di fatto). Io sto parlando della visione
> della Free Software Foundation.
A me sembra solo chiaro che non hai capito molto di quello che dico.
Probabilmente e' anche un problema mio.
Personalmente (ammesso e non concesso che interessi a qualcuno la mia
"posizione"), considero, a livello filosofico, equidistanti da me entrambe le
"formazioni". Ma qui si entra in un discorso personale che sinceramente *non*
voglio affrontare anche per limiti miei attuali (no, non sono schierato).
Il problema e' proprio qui, Alceste: io mi ostino a cercare di parlare di
concetti, mentre tu continui a voler calare la discussione sulle persone (ed
in particolare su di me). Se sei in grado, ti pregherei di smettere, perche'
non e' un tipo di discussione che gradisco (anche se entro certi limiti posso
sopportare ed ovviamente le idee non sono mai disgiunte dalle persone).
Personalmente ritengo che ci si possa impegnare concretamente soltanto quando
si hanno ben chiare certe cose. Chi si impegna senza avere una visione chiara
di queste cose e' un semplice "militante", ovvero una persona sostanzialmente
"acritica" circa l'argomento in questione - degnissima, ma non mi ritengo di
appartenere a questa categoria. Probabilmente e' un mio difetto, ma io
continuo a vedere come poco chiare e filosoficamente "equivoci" certe
argomentazioni, che magari ad altri sono chiarissime. Il problema per me e'
capire, a questo punto, quanto valga la pena esporre certi argomenti.
Se poi - tornando a livello personale - tu hai le prove che io in qualche modo
sostengo o "faccio parte" della OSI o di qualcosa di simile, ti prego di
portarle all'attenzione del pubblico, cosi' che io possa essere linciato come
"traditore" (sic!).
[...]
> Non mi sembra che le "implicazioni filosofiche od etiche" del
> Software Libero nascano dalla contrapposizione con il software
> proprietario.
Invece IMHO e' proprio cosi'. Stallman non avrebbe inventato un bel nulla, se
avesse potuto continuare a starsene buono nel suo laboratorio, senza
interferenze esterne.
[...]
ciao
--
Marco Ermini
http://www.markoer.org
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