[Discussioni] seminario Universita' e brevetti -- relazione
Francesco Potorti`
pot a softwarelibero.it
Mar 24 Dic 2002 00:33:17 CET
SImo Sorce:
>gli esiti sono dannosi nel caso del brevetto, la cosa mi fa arrabbiare,
>perchè lo si pone invece come un metodo migliore (ma non dicono per chi
>evidentemente, anche se ti fanno intendere migliore per i ricercatori,
Attento a non buttarti contro i mulini a vento. Distingui la propaganda
dalla sostanza. Qualunque ricercatore, qualunque politico non
totalmente ignorante sa benissimo che la ricerca senza pubblicazioni e
diffusione della conoscenza avvizzisce molto rapidamente. Ma chi vuol
propagandare un'idea, come al solito, la monta più del ragionevole. Non
scagliarti contro la montatura, serve solo a fare apparire il tuo
discorso propagandistico quanto il loro.
>Se parli di brevetti, implichi che hai trovato la soluzione tecnica, non
>di idee!!!
Continuo a ripeterti (e continuo a non capire perché non ci vuoi
credere) che dalla soluzione tecnica, brevettata o meno, al prodotto
venduto c'è di mezzo almeno la ricerca di mercato, l'ingegnerizzazione e
la commercializzazione, ognuno di questi passi è un rischio (cioè può
creare difficoltà insormontabili ed imprevedibili) ed è costoso. Una
volta commercializzato il prodotto, si trattiene il fiato e si spera:
può darsi che nonostante le ricerche di mercato fossero incoraggianti,
il prodotto non se lo fili nessuno, o non abbastanza da recuperare i
costi. Fallisci e chiudi bottega.
Chi corre questo rischio spesso sono gli inventori, che si sbattono per
tre-cinque anni per quindici ore al giorno dopo aver convinto a
finanziarli un gruppo di capitalisti di ventura. Costoro sono gruppi
organizzati di specialisti di gestione d'impresa e finanziaria, che
progetti così ne finanziano venti per sperare di vederne riuscire uno o
due, i quali ripaghino le spese di tutti e venti e portino anche dei
guadagni. Investimenti ad alto rischio ed alto potenziale rendimento (o
totale perdita). La soluzione tecnica senza brevetto non la considerano
neanche: rischio troppo elevato.
>> Anche nel
>> caso (in Italia putroppo ancora raro) di un istituto di ricerca che
>> arrivi a realizzare un prototipo funzionante che implementi una certa
>> tecnologia, da lì al prodotto vendibile c'è almeno ancora la ricerca di
>> mercato, l'ingegnerizzazione e la commercializzazione, tutte cose che
>> costano, e che costituiscono quel rischio che tu dici non esserci: il
>> prodotto può essere ben accolto dal mercato o no, per i motivi più
>> disparati. E questo non si sa mai a priori.
>Questo si chiama rischio di impresa, e c'è per qualsiasi prodotto di
>qualsiasi tipo brevettato da te o da un'altro, non è questo che il
>brevetto deve alleviare. Il brevetto serve a promuovere la ricerca non
>ad eliminare la concorrenza !!!
Questo rischio d'impresa, senza la copertura di un brevetto, è frequente
che nessuno se lo voglia accollare perché troppo grosso, e idee magari
promettenti si perdono. Ripeto, non parlo per sentito dire, queste cose
le ho viste.
>> 2) i tre gatti che hanno letto fin qui sono d'accordo sul fatto che la
>> principale, forse unica differenza significativa dei brevetti
>> software rispetto agli altri sta nel fatto che, mentre il danno che
>> portano alla società è simile quello degli altri brevetti, il
>> vantaggio è minore, perché il rischio che ci si deve accollare per
>> industrializzare un brevetto software è minore?
>
>No, io ritengo che nel caso delle idee astratte, algoritmi, software il
>danno sia estremamente maggiore e i benefici praticamente nulli.
Perché il danno maggiore? Per la maggiore dinamicità (velocità di
innovazione) nel campo del software rispetto a quello industriale?
More information about the discussioni
mailing list