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Carlo Daffara
cdaffara a mail.conecta.it
Gio 3 Gen 2002 12:57:05 CET
On Thu, 3 Jan 2002, Marco A. Calamari wrote:
> Marco, io la finisco qui perche' evidentemente non mi credi, ma
> visto che siamo in una lista, e vorrei evitare che altri cadessero
> nel tuo errore (perche' di marchiano errore si tratta) ripeto che,
> il PATRIOT Act prevede che tu, come cittadino non-usa, per aver
> sviluppato tecnologie atte al terrorismo informatico, se entri
> sul loro territorio *possono* *legalmente* (per il loro corpus legislativo)
>
> 1) arrestarti per un periodo di 6 mesi
> 2) non farti chiamare un avvocato e non rendere
> pubblico il tuo arresto
> 3) rinnovare il tuo arresto (senza processo) per un numero
> illimitato di volte ; non mi e' chiaro se per questo punto
> debbano o non debbano avere il parere di un general attorney
> (sostituto procuratore) per il punto 1 sicuramente no.
Devo purtroppo confermare, e sembra che questo approccio verra' spinto
anche in Europa.
In generale, aver sviluppato, o anche solo documentato per tuo uso
personale, tecnologie del genere (inclusi virus, hack tools, backdoors
exploiters, ecc.) anche se non vengono diffuse in alcun modo e anche se
vengono sviluppate per uso accademico o didattico ti rendono comunque
passibile di arresto. Non credo che valga realmente la parte sul processo
privato, non mi sembra sia mai stata applicata realmente (ma naturalmente
non lo sapremmo :-)) In generale non sono mai state spinte sul crimine
informatico le stesse metodiche usate per il terrorismo biologico o di
pari gravita'.
Premesso: IANAL, of course, ma se fossi in te non mi sentirei cosi'
sicuro.
ciao
Carlo Daffara
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