[Discussioni] E per non fare solo critiche ...

Simo Sorce simo.sorce a xsec.it
Gio 9 Maggio 2002 11:53:10 CEST


Beh dissento in gran parte sulla sostanza di questo tuo intervento.

On Thu, 2002-05-09 at 11:03, Carlo Strozzi wrote:
> Personalmente credo che la prima regola di un servizio pubblico debba
> essere la non discriminazione.

Ricordiamoci bene i termini "servizio pubblico" e "discriminazione"
durante la discussione.

Per quanto riguarda il caso specifico, fornire eseguibili per WinXP,
MacOSX, e RH7.2 (esempio), e' discriminante verso tutti gli altri, che
usano prodotti meno recenti, o totalmente differenti.

Ora veniamo al resto.

> Sebbene io auspichi che sempre più software venga rilasciato con
> licenze libere, realisticamente penso che ci sarà ancora per molto
> tempo, e forse per sempre, anche software proprietario, ed in
> misura probabilmente maggiore di quello libero, perchè e là che
> avviene (o dovrebbe avvenire) la competizione per aggiudicarsi
> quote di mercato e profitti. Mi rifaccio anche al tema toccato da Andrea
> Monti nel testo che ha circolato anche su diritto a .

Proponi il vecchio modello e questo mi rammarica.
Comunque io posso anche convivere con aziende che fanno sw proprietario,
scelta loro, ma:
-- Un ente pubblico (o anche privato che offre servizio pubblico) non
deve discriminare in alcun modo e non devo imporre balzelli direttamente
o indirettamente e l'unico modo sensato per farlo e' rilasciare il
sorgente con una licenza libera.
-- la competizione deve avvenire sulla fornitura di servizi legati al
software non al software in se che essendo prodotto immateriale ha ben
poco valore intrinseco (ed infatti si cerca di far passare delle leggi
per "difendere" il software proprietario, perche' in se non e' un bene
materiale e quindi "indifendibile").

> Laddove una azienda non voglia rilasciare i sorgenti dei propri
> programmi deve poterlo fare, ma in un contesto che garantisca la
> libera concorrenza, senza che si possano creare blocchi di monopolio
> esclusivo.

Attenzione, cerchiamo di ricordarci le paroline che ho detto sopra:
-- questo puo' andare bene nel settore privato, anche se io credo che
anche li' la pressione dei clienti dovrebbe portare le societa' a
rilasciare software libero (ma quella e' una dinamica di mercato).
-- ma NON puo' andare bene per i servizi pubblici, essi devono
garantire:
 - accesso non discriminato
 - trasparenza
 - indipendenza dal produttore

La prima necessita' la possibilita' di avere il sw per "qualsiasi"
piattaforma che ti vai ad inventare. 
La seconda necessita della disponibilita' dei sorgenti!
L'ultima sarebbe garantita semplicemente da una stretta aderenza e
definizione di protocolli aperti in modo che tutti i concorrenti possano
sviluppare applicazioni perfettamente interoperabili.

La combinazione delle tre per me sfocia necessariamente nella necessita'
che questo sw sia libero.

> Questi sono principi di democrazia economica, secondo me
> incontrovertibili e perfettamente compresibili per le aziende.

Associare i termini democrazia e economia mi fa un po' senso, non ci
vedo molto in comune tra i due. :-P

> Ci sono
> ormai diversi esempi di aziende che hanno sostenuto il sw libero nella
> loro fase iniziale, ma che poi hanno dovuto piegarsi verso modelli più
> vicini al business tradizionale, con evidenti ipocrisie.

Diciamo che ci sono aziende che sono state dirottate da Venture
Capitalist che pensano solo al profitto e che per ora non hanno vincoli
legali/morali a cambiare strada. Li ritengo casi non significativi.


> La situazione attuale è inaccettabile non tanto perchè non vengono
> forniti i sorgenti, quanto perchè non c'è la cognizione della questione
> di principio, ovvero che bisogna creare spazi di concorrenza in un
> settore di importanza fondamentale che è attualmente monopolizzato.

La concorrenza va bene per il settore privato, ma non basta o spesso non
e' neanche la scelta giusta per quello pubblico, per esempio io aborro
l'idea che si sta spingendo di concorrenza tra pubblico e privato in
settori come la sanita', la salute NON E' un prodotto e come la salute
tante altri SERVIZI al cittadino! (Purtroppo sempre piu' ci si scorda di
questa cosa).

> Se
> io do i sorgenti all'utente Mac "medio", questi probabilmente non saprà
> che farsene, e se vuole usare quel servizio la sua prima reazione sarà
> quella di spostarsi su un PC (se ne ha uno) ed usare quello.

No, andra' sul sito specializzato dei Mac-isti e prelevera' il sw
ricompilato che viene messo a disposizione da qualche utente o qualche
azienda interessata afarsi pubblicita'/vendere servizi di contorno
legati a quel sw.

> Sappiamo bene come il puntare sul rilascio dei sorgenti non basta.
> I termini di copyright o (speriamo di no) di brevetto del sw proprietario
> sono spesso fatti apposta per alzare ulteriormente le barriere attuali,
> ma non sto certo a spiegarle a te queste cose :-)

Difatti non si parla di rilascio di sorgenti e basta, ma di rilascio di
sorgenti con una licenza libera (che ovviamente comporta che i sorgenti
non siano coperti da restrizioni di sorta).

> Chiedere che il legislatore spinga in direzione del sw libero è
> auspicabile, ma non credo che questo verrà mai fatto a discapito di
> quello proprietario, sia perchè molte aziende non sarebbero d'accordo,
> e sia perchè bisogna dimostrare che la strada del sw libero sia
> realistica in *tutti* gli ambiti.

Qui cadi nella trappola di BSA e company.
Non si tratta di spingere sw libero a "discapito di quello
proprietario", ma di richiedere sw libero nella PA a tutela del
cittadino! La PA e' solo un piccolo consumatore di software (MS stessa
dice che il fatturato che gli proviene dalla PA e' del 0.4%) e quindi
non impatta assolutamente sui produttori di sw proprietario la
preferenza della PA verso sw libero (impatta sui parassiti che bloccano
gli uffici delle PA tenendole per il collo con licenze proprietarie, ma
questo e' un genere di aziende che non hanno nessun diritto di essere
difese).


> Il problema più urgente, imo, è che
> vi sia una presa di coscienza che occorre "democratizzare" questo
> settore strategico, non solo perchè le alternative a windows ci sono,
> *ma perchè anche se non ve ne fossero bisogna creare condizioni tali
> da renderle possibili*. E queste condizioni devono essere condivise
> anche dalle aziende, non solo dalle organizzazioni per i diritti civili.
> Perchè il settore dell'informatizzazione di massa è attualmente lasciato
> a sè stesso, in balia del feudatario più forte.

Le aziende hanno invece tutto il diritto di scegliersi il feudatario che
preferiscono, invece la PA ha il dovere di garantire accesso e
trasparenza, le masse vanno solo educate a scegliere l'alternativa
migliore.

> Se il mercato non fosse bloccato avremmo molti più alleati, ma per
> averli bisogna parlare anche la loro lingua. Quindi ribadisco quanto ho
> già detto più sopra, ovvero che sarebbe più realistico puntare ad un
> modello che preveda anche il sw proprietario, e non che lo escluda come
> "un male". Sempre imo. Sono disposto ad espandere il concetto, magari
> off-list, per non annoiare nessuno.

Incidentalemente il movimento del software libero e' stato aiutato
proprio dal fatto che il mercato fosse bloccato, quest e' una cosa che
e' stupido non riconoscere!
D'altra parte, qualsiasi movimento per la liberta' acquisisce forza
quando quest'ultima manca, non certo quando c'e'.

Qui non si sta chiedendo di eliminare l'esistenza del sw proprietario in
toto, PA e settore privato sono a ragione due settori differenti e
DEVONO seguire regole differenti!

La PA deve prima rispettare regole di democrazia, pluralismo,
trasparenza e solo dopo preoccuparsi del mercato, senza che questo
condizioni in alcun modo le prime.

Infine ricordo che le aziende ci possono vivere tranquillamente
producendo software libero per la PA, che paga ovviemente per la
realizzazione del software (oppure tutte le aziende edili si dovrebbero
lamentare perche' le PA non versano un contributo annuale come licenza
per lo sfruttamento di edifici che la PA stessa ha fatto costruire e ha
pagato?)

Simo.

-- 
Simo Sorce - simo.sorce a xsec.it
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