[Discussioni] Licenze Ransom

Alex Malgaroli alex_malgaroli a yahoo.it
Mer 27 Nov 2002 00:00:39 CET


Siccome il discorso mi interessa, vorrei aggiungere la mia, anche se 
dichiaro fin da subito di non avere letto tutto il materiale e seguito 
tutti i discorsi possibili.

 >> Ma l'obiezione che molto spesso ci fanno ("E i soldi dove li
 >> trovate?") ci coglie col fianco scoperto.
 >
 > A te :)
 >
 > Se fossimo scoperti su questo punto staremmo tutti solo perdendo
 > tempo, ma non lo siamo.  Chi e` interessato e` invitato ad iscriversi
 >  alla lista FSB (si vedano i link su www.linux.it/GNU/link.shtml ).
 >
 > Il punto focale e` che:
 >
 > IL SOFTWARE E` UN SERVIZIO


Su questo punto non sono completamente d'accordo.
In ambito industriale/aziendale nessuna fatica ad essere d'accordo.
Ma in ambito "privato" (il mercato "consumer" come si suol dire)?
Difficilmente vedo - ad oggi - una mentalità condivisa da parte del 
privato di accettare questa visione, dal momento che (per abitudine) 
nella maggior parte dei casi il software è visto come un prodotto e non 
come un servizio.
Voglio mettere in mezzo a queste discussioni una cosa che forse è 
leggermente fuori tema, ma che in qualche modo mi frulla in testa da 
tempo. Parlo del settore videogiochi.
Recentemente ho letto su www.the-underdogs.org una cosa che si chiama 
"scratchware manifesto" (l'url non l'ho salvato, ma è facilmente 
reperibile).
Le conclusioni sono quanto di più lontano dal mondo del Software Libero.
Ma le premesse sono corrette (e principalmente il primo pezzo: "the 
machinery of gaming has run amok").
Dico questo perchè non sottovaluto quanto la diffusione del videogioco 
abbia anche contribuito (non so determinarne l'entità, ma di certo non 
irrilevante) a creare l'effetto spirale ("faccio un programma per 
Windows perchè ce l'hanno tutti" e "uso Windows perchè ci sono molti 
programmi ed escono prima che sugli altri sistemi [NotaMia: salvo rare 
eccezioni]") che ha permesso a Windows di diventare il dominatore 
incontrastato.
Ci vuole un cambio di mentalità, indubbiamente, ma butto alcuni fatti 
nell'arena:
* l'abitudine a vedere tutto cio che è pacchettizzato come un prodotto. 
Eventualmente con garanzia (limitata nel tempo) per alcuni casi (es. 
elettrodomestici)
* l'equazione software=servizio la propugnerebbe anche (a suo modo) la 
"TPCA alliance": il PC non diventa più di proprietà dell'acquirente, ma 
è un mezzo per avere un servizio (ivi compresi i programmi come sistemi 
operativi, il browser...) la differenza è sicuramente notevole, ma non 
dimentichiamo che a molta gente il servizio - perchè sia di loro 
gradimento - deve essere marchiato.
* L'equazione (in campo aziendale) servizio(supporto)=persona che chiamo 
e che mi viene a sistemare i casini che ho combinato. Mentre in campo 
privato la persona che viene a casa (il tecnico di un qualunque 
elettrodomestico, l'antennista, l'idraulico) è visto come disagio 
(quanto tempo dovrò rimanere senza...? quanto costerà...?)

Perdonate le banalità, ma, dal momento che il software (l'informatica in 
genere, hardware & software) si stanno massificando, mi sembra che 
dedicarsi solo al settore azienda e (quasi) mai a quello privato sia 
considerare solo una parte degli aspetti. Tanto più che se i singoli 
sviluppano una certa cultura fuori dall'azienda se la porteranno anche 
sul lavoro. Per come è il mondso del lavoro attuale (per quel che ne 
vedo io), il 90% delle persone è disposto a dire tutto il male possibiel 
delle aziende in cui lavora (soprattutto se queste sono grosse). E 
difficilmente in quegli ambienti è possibile far passare l'idea che la 
politica aziendale sia buona. A meno che sia "conformista" o 
"politically correct".

Senza contare il fatto che in campo privato (in campo aziendale un po' 
meno) tutti mirano ad avere la "roba" pagando il meno possibile. Quando 
addirittura non pagare e basta [considerazione a lato su quest'ultimo 
punto: non potremmo fare pressione per chiedere a tutti i produttori di 
"freeware" di trasformare i loro programmi in software libero?].

ALX






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