[Discussioni]convegno open source e PA
Carlo Strozzi
carlos a linux.it
Gio 19 Giu 2003 23:42:07 CEST
On Thu, Jun 19, 2003 at 09:50:37PM -0400, Marco Ermini wrote:
>
> Ho l'impressione che per te lo sviluppo software e' un mondo unico tutto
> grigio. Forse deriva dalla tua formazione, o magari non sei un programmatore
> (non ne ho idea, scusami se faccio supposizioni senza presupposti). Ti
> assicuro che non e' cosi'.
Si, direi che per me lo sviluppo software e' un mondo unico, ma non è
tutto grigio :-) Diciamo che preferisco avere una visione "olistica"
del mondo, ove possibile.
Per quanto riguarda la mia formazione, beh, mi occupo di elettronica
da quando avevo 11 anni, e di informatica da quando ne avevo 21 Adesso
ne ho 42, fai tu i conti :-) (se proprio non hai niente di meglio da
fare puoi dare un'occhiata a http://www.linux.it/~carlos/ per i dettagli :-).
Però non mi definirei un programmatore, non nel senso di quelli
che "sfornano" migliaia di righe in C++. In senso stretto mi occupo
di analisi e progettazione, e solo in qualche misura di sviluppo,
per lo più nella fase prototipale. Oppure, laddove mi occupo anche
della realizzazione, lo faccio con un approccio "sistemistico" (e per
lo più con strumenti tipici di questo approccio, come la shell e le
utilities, ad esempio). Mi piace considerare un sistema nel suo insieme,
rispetto a quello che deve fare per essere utile e per offrire soluzioni
"brillanti", che non significa necessariamente complesse.
Mi è sempre piaciuta l'epistemologia, ovvero lo studio dei fondamenti
filosofici della scienza, anche se non posso certo definirmi un esperto
in tal senso.
Indipendentemente da quello che fai, ci sono due modi di farlo: quello
artistico e quello non artistico. E si può benissimo scrivere un sw in
modo artistico e fare una musica in modo non artistico. Ma qui siamo
decisamente su altri discorsi. Quello che a me preme in questa sede è
cercare di dimostrare le analogie fortissime e per nulla forzate fra sw
e scrittura, tutto qui.
> Se non fossero state inventate certe tecnologie software, non esisterebbe
> l'home banking, perche' anche se l'hardware e' potentissimo, deve esistere
> una tecnologia software che rende ACID una transazione - fatti un giro su
> otn.oracle.com, nella parte del"middleware company", e sul sito
> rational.com.
Nel 1983 facevo assistenza software IMS/CICS e alle prime versioni di
DB2 su MVS. Detto questo, e senza negare il valore delle "buone idee",
dico anche che l'home-banking potrebbe esistere comunque, magari per
telefono, che sarebbe pure più comodo :-) E dico che anche il teorema
di Pitagora è stata un'ottima idea, sulla quale si basa un sacco di
tecnologia. Ma io non definirei il teorema di Pitagora una tecnologia.
Ricorda sempre una cosa: la "tecno-logia" è brevettabile, la "-logia" no
(o non dovrebbe esserlo).
> Sono le tecniche di programmazione (e di debugging, deployment, ecc...) che
> rendono possibili l'esistenza di certi software e quindi la possibilita'
> concreta per noi di fare o non fare certe cose. L'Apollo 11 e' andato sulla
> luna con un computer paragonabile ad un odierno 286,
Io direi piuttosto che è un 286 che è andato sulla luna grazie
all'Apollo 11, perchè il 286 non vola :-)
> mentre l'Ariane 4 e' esploso per colpa di un errato test del software:
Immagino che anche un errore in una ricetta di cucina possa far
crepare qualcuno, o mandarlo all'ospedale :-)
> [...]
> > Un sw è innovativo solo nella misura in cui fa funzionare una macchina
> > innovativa.
> [...]
>
> Un sw puo' essere innovativo se ti fa fare, sulla stessa macchina, molto di
> piu', in meno tempo e piu' facilmente.
Ma non ti farà mai fare cose per cui quella macchina non è stata pensata.
Guarda che questo è un concetto molto importante. In questo senso io
metto l'accento sull'hw. Tutto, ma proprio *tutto* quello che si fa via
sw potrebbe essere fatto in hw, solo che costerebbe *molto* di più,
e per togliere i bachi ci vorrebbe lo scalpello.
> > Se si riconoscesse una volta per tutte che "sw == scrittura", allora
> > il concetto è già belle che definito.
>
> Purtroppo e' sempre meno cosi'. Se lo si smettesse di reiterare questa
> cantilena, si smetterebbe di mangiare la polvere
Veramente mi pare che la polvere la si mangi proprio perchè ci si
ostina a vedere le cose in modo "tradizionale", dicotomico:
"sw != scrittura" --> "sw == tecnologia" --> "sw == brevetti"
> Il vero lavoro artistico lo si avra' quando uno potra' dire "computer,
> generami un server web, aggiungi 10 domini e 20 alias di posta" (o qualcosa
> di meno "strettamente tecnico"). Non ci siamo nemmeno tanto lontani. E
> questo non te lo permettera' l'hardware piu' potente, ma le tecnologie
> sempre piu' sofisticate di modellazione del software.
Le "tecnologie più sofisticate" serviranno solo a programmare il computer
con linguaggi di più alto livello. Ma sempre di programmazione si tratterà.
Quindi se non è un lavoro artistico programmare con i linguaggi di alto
livello di oggi non lo sarà neanche con quelli del futuro :-)
E poi non è affatto detto che i computer del futuro funzioneranno come
quelli di oggi. Magari saranno interamente hardware, con circuiti a
micro-tubuli di carbonio, sinapsi auto-adattative, o che so io.
Se i computer dovranno fare le cose che fa attualmente il nostro cervello
probabilmente dovranno essere strutturalmente diversi da quelli odierni.
Tutto questo per dire che, ancora una volta, quello che conta è
soprattutto l'hardware. Se un hw non è predisposto per fare qualcosa,
non c'è sw che riuscirà mai a farglielo fare. In altre parole, l'hw
può crearsi da sè il sw che serve, ma il sw non può creare hw.
> Cosa c'entra? Propp ha decodificato i paradigmi linguistici e archetipici di
> cui sono composte le fiabe, ha proposto un'interpretazione, non ha mica
> inventato nulla. Non ho capito cosa c'incastra.
"C'incastra" che anche un ambito letterario può essere marcatamente
"scientifico", o "formale". Ma non per questo lo si definirebbe "tecnologico".
Il C invece, che è anch'esso un linguaggio formale, ci ostiniamo a definirlo
una "tecnologia". Mah.
ciao,
Carlo
--
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