[Discussioni]dubbio amletico

Michele Lionetti michele.lionetti a ceccp.org
Gio 11 Set 2003 17:18:04 CEST


Il gio, 2003-09-11 alle 14:15, mi.ro a iol.it ha scritto:
> Scusate, ero stato io a citare la ferrari stampata sulla maglietta. Ma era un esempio infelice e una parte molto marginale di quello che avevo detto in quel post. Mi dispiace che abbia generato una discussione così accesa. Credo che i paragoni con l'ingegneria meccanica non siano molto attinenti.
> 
> A me cmq il discorso affascina molto. Andrebbe ristrutturato su delle basi più solide.
> Non è forse lo studio del linguaggio (verbale e non) che può darci una chiave di lettura più obiettiva su cosa è realmente un programma?
> 
> Ciao.
> 
> Roberto Micarelli
> 

Un mio contributo al problema in ordine sparso o meglio in disordine
sparso. Spero possa essere utile
Dunque se ho ben capito dalla discussione, il problema è:

... lasciamo perdere la Ferrari
io scrivo un libro, lo scrivo diciamo nella mia testa, il libro c'è, è
già li, è solo necessario dare al libro una forma fruibile anche da
altri.

Il libro che c'è è il CONTENUTO e in qualche modo "mi appartiene", nel
senso che è stato ideato da me ---> diritto d'autore o permesso
d'autore, l'autore del contenuto vuole essere riconosciuto, potrà essere
citato, l'importante e che se ne tenga traccia ( si tenga traccia
dell'autore)

Posso scegliere di dare al libro una forma fruibile da altri in mille
maniere. Tra le molte: porlo sotto forma elettronica con un qualche
strumento di impaginazione, o stamparlo su carta, o scriverlo a mano e
poi fotocopiarlo. In ogni caso utilizzo una TECNOLOGIA che permetta al
contenuto di prendere una forma fruibile

Ma quella che chiamo tecnologia è completamente slegata da quello che
chiamo contenuto. Tant'è che posso applicare la stessa tecnologia ai più
disparati contenuti (libri diversi)

Questo non vuol dire che la tecnologia non abbia un suo contenuto di
conoscenza. 

E data la natura diversa della tecnologia e del contenuto, ho bisogno di
due licenze diverse che si adattino ad esigenze diverse. Il contenuto
del libro non può essere mai ridotto ad una semplice sequenza di bit, ad
un programma.

Nel caso della tecnologia, per esempio se si tratta di un software
(visto anche come sequenza di bit che fanno una determinata operazione)
va bene un licenza gpl che mantiene la paternità o maternità delle
modifiche, ma non interrompe il flusso cumulativo della conoscenza dato
dalle modifiche adattative ai casi reali da risolvere.

Nel caso del contenuto del libro una gpl diventa complicata da gestire
quindi occorre una licenza diversa.

O forse occorre una meta-licenza che possa contemplare sia la
tecnologia, sia il contenuto.

Per quanto riguarda i brevetti invece il problema è che si cerca di
brevettare le idee, gli algoritmi, insomma la conoscenza. Questo è il
pericolo. E' come se si immaginasse l'autore del brevetto come un
cavaliere senza macchia che in modo completamente slegato da chi e cosa
gli sta attorno inventasse, ideasse qualcosa solo perchè particolarmente
dotato. Invece "l'invenzione" o "l'idea" sono sempre frutto di un
processo di accumulazione della conoscenza da parte di più
interlocutori.
Quindi in qualche modo brevettare un'idea o algoritmo è sbagliato
eticamente, è un "furto" ai danni della comunità.

Ancor più, in un'ottica di comunità della conoscenza, se brevetto
impedisco che la conoscenza proceda nel suo processo cumulativo. Quindi
danneggio la comunità.

Saluti

Michele




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