[Discussioni] La necessità di strumenti legislativi a tutela.. (LUNGO)

Mauro Sandrini mauros a cuochisentimentali.it
Dom 5 Dic 2004 10:24:43 CET


Salve a tutti,
di solito non intervengo in lista perchè penso che la discussione sia 
più produttiva, e con meno equivoci, se avviene con una compresenza 
"fisica" degli interlocutori.

L'ultimo intervento di Alfonso però mi ha spinto a farlo. Di solito 
leggo i suoi interventi (quasi) automaticamente mi arrabbio e lascio 
perdere perchè mi sembra che lo spazio per un dialogo vero sia molto 
ristretto.

Alfonso scrive:
> Il punto di fondo è: i governi e le industrie europee hanno la
> capacità e la volontà di definire strategie e politiche industriali
> per creare e far sviluppare un'industria del software? Perché certe
> cose sono state fatte per gli aerei (vedi Airbus) e non si fanno per
> il software? Ci sono settori dove questo si potrebbe fare subito e ho
> fatto gli esempi dell'elettronica di consumo e dei cellulari. Qui non
> basta dire "open source" o "software libero". Bisogna definire
> strategie industriali vincenti.

Io riconosco lo sforzo, non banale, che stai facendo per provare a 
entrare in rapporto con le persone che ritagliando spazi e momenti alla 
vita e al lavoro provano a ragionare sull'esperienza del software 
libero.

Il tuo punto di vista, però, è onestamente e dichiaratamente parziale: 
quello di chi ha come obbiettivo il provare a recuperare o reinventare 
un settore industriale che è quello dell'industria del software.

Io francamente penso che questo obiettivo, legittimo, sia uno solo degli 
ambiti che riguardano la comunità del software libero. Il tuo 
ragionamento fila se, e solo se, il software è un "prodotto" che 
viaggia con un tipo di licenza associato (libera o proprietaria).

Questo è un approccio riduzionista. Vorrei provare a dirlo senza nessuna 
polemica (per quanto è possibile con questo mezzo di comunicazione 
digitale): ma è perdente non sul piano della politica industriale ma 
sul piano del blocco di produzione di civiltà cui siamo giunti (che 
purtroppo non riguarda solo questo paese).

Puoi guardare il software libero da tanti punti di vista, personalmente 
lo considero un tentantivo della comunità degli esseri umani di 
riappropriarsi della propria capacità di esprimersi e, anche, di 
produrre.

Il tuo approccio conduce alla definizione di una industria del software, 
nazionale od europea, che è sicuramente auspicabile ma che non ha 
proprio nulla di diverso dagli altri settori industriali: 
automobilistico, spaziale, delle merendine etc...
E' un obiettivo che considera il software (libero o no) come strumento e 
fine a se stesso, un punto di arrivo.

Io, invece, credo che il software - in particolare quello libero - sia 
solo un punto di partenza. Un primo tentativo di produzione creativa 
condivisa che ha permesso la realizzazione di prodotti inimmaginabili 
solo 10 anni fa in un mercato dell'informatica bloccato.
Non sono contrario ai tentativi di chi vorrebbe un settore industriale 
del software, ci mancherebbe altro.
Ma le potenzialità dei processi che hanno portato al sw libero sono 
molte di più e non sono per nulla incompatibili con quelli che ti poni.

Lo sviluppo economico tout-court deve cominciare a porsi il problemi di 
nuovi modelli e, forse, può farlo riflettendo sui processi che hanno 
portato alla realizzazione del sw libero.

Con i sistemi di comunicazione di oggi è utopistico pensare al passaggio 
dal "Software Libero" alle "TecnologieLlibere"? 
In un rapporto di coesistenza ma anche di alternativa?

Non lo so, e qui mi faccio propaganda, però Venerdi prossimo proviamo a 
discuterne a Faenza (http://www.aproposito.org/) , se avrai tempo  
sarai il benvenuto (come chiunque altro) e saremo felici di discuterne 
con te.

Mauro

ps
Mi piacerebbe molto venire a Firenze al tuo convegno lunedi ma non ce la 
faccio. Le slides, invece, mi interessano molto. Grazie



More information about the discussioni mailing list