[Discussioni] domanda sugli standard
Giacomo Cosenza
giacomo.cosenza a sinapsi.com
Mar 7 Set 2004 16:59:30 CEST
> Beh, innanzitutto si dovrebbe avere una definizione certa e univoca di
> cosa significhi open standard.
cerchiamo allora di definirlo in modo sempre più preciso. per me uno
standard aperto è tale quando è integralmente documentato e quando
chiunque lo voglia adottare, lo possa fare senza limitazioni di sorta.
giusto per fare un esempio mp3 non è uno standard aperto, perchè coperto
da brevetto. esistono però casi in cui anche se lo standard è aperto
secondo la definizione menzionata (che però mi sono inventato al momento
e quindi è ampiamente discutibile), il processo di definizione dello
standard medesimo non è aperto. in altre parole la partecipazione al
processo di standardizzazione non è aperta e libera per tutti. non so se
questo sia bene o male. forse varrebbe la pena di riflettere anche su
questo aspetto.
> Posto anche che su questa definizione fra
> noi concordiamo essi si differenziano certamente se non altro perchè
> dietro lo standard de iure c'è un processo di standardizzazione
> riconosciuto a livello di solito internazionale o comunque riconosciuto
> dalle istituzioni.
qundi de jure significherebbe internazionale e/o istituzionale? non so.
e se ci fossero, come ci sono, più associazioni internazionali o
istituzionali che definiscono, per esempio due standard, sarebbero tutti
e due de jure, per quanto differenti?
> Ciò non toglie che uno standard de jure non possa essere uno standard
> aperto e viceversa, nel qual caso non c'è differenza.
si, credo anch'io.
>
> diciamo che l'"open standard" può anche essere meramente uno standard de
> facto.
qui non concordo. per me standard de facto è uno standard come i
prodotti office di microsoft, ossia tanto diffuso che senza bisogno di
essere aperto o de iure ha ottenuto, de facto, percentuali di diffusioni
bulgare. per me uno standard de facto è un nemico, perché il suo
proprietario potrebbe farne quello che vuole, mentre uno standard aperto
è un amico, ma forse mi sbaglio.
grazie Simo e se hai tempo e voglia si puo' andare avanti di
raffinamento progressivo.
io sto preparando un articolo su una roba/metodologia che ho chiamato
TAO-Index (total account ownership) che, in poche parole, è un indice,
da 0 ad 1, che misura la dipendenza dei clienti dai fornitori di
tecnologia. Il suo complemento l'ho chiamato Liberty-Index. Ilconcetto
di fondo è ovviamente la sostituibilità dei prodotti/soluzioni. Se un
prodotto è facilmente sostituibile con quelli della concorrenza, allora
il mercato di riferimento si può dire fortemente competitivo. Il
coefficiente di sostituibilità dei prodotti dipende dal fatto che tali
prodotti implementino degli standard aperti (o de iure?) del mercato di
riferimento. per fare un esempio, il mercato di riferimento dei client
di posta elettronica è fortemente competitivo, perchè implementano degli
standard aperti e, quindi sono facilmente sostituibili l'uno con
l'altro. i più sostituibili sono quelli che sanno anche importare, ma
soprattutto esportare, lo storico delle mail ricevute. inoltre, a lungo
andare, quando esiste uno standard aperto di riferimento, prima o poi
qualcuno di noi lo implementa con licenza libera o, scusate, aperta. a
quel punto le soluzioni proprietarie o, scusate ancora, commerciali,
sono costrette davvero ad innovare per differenziarsi. in altre parole
sto cercando di mostrare come il software libero, ma anche quello
aperto, quando implementano degli standard aperti sollecitano fortemente
l'innovazione anche nei prodotti proprietari e commerciali. quindi è
BENE. boh, forse ho esagerato......:-)))
mimmo
>
> Simo.
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