[Discussioni] gnuvox (era: Informazione pubblica: bene comune)

Vittorio Bertola vb a bertola.eu.org
Gio 6 Lug 2006 21:56:33 CEST


simo ha scritto:,
>>La "cieca difesa" io non l'ho vista, sto solo spiegando che mi sembra 
>>ragionevole che si vogliano mettere dei vincoli alla copia;
> 
> Ecco questo e' il punto di maggior dissenso che io ho con te, io non
> trovo ragionevole che ci siano dei vincoli alla copia cosi' come non
> viene messo un limitatore su tutte le auto che superano i 130.

(e io continuo a chiedermi perchè non ci sia e quante vite salverebbe, 
ma questo è un paragone che non c'entra)

> Io sono
> convinto che l'utente debba avere il diritto di copiarsi la musica
> privatamente. E bada bene che non voglio difendere lo scambio illegale
> di musica o film, parlo sempre di uso privato (fair use).

Peccato che poi, nella realtà, il 99% delle duplicazioni avvenga tramite 
peer to peer, in ambito pubblico. Anche io penso che sul diritto alla 
copia privata non si debba cedere ad alcun costo, così come su altri 
diritti che andrebbero aggiunti, come quello di redistribuire 
liberamente i contenuti non più soggetti a sfruttamento commerciale, o 
come un ovvio accorciamento della durata del copyright (i libri magari 
hanno un ciclo di vita di secoli, la musica di decenni, ma la maggior 
parte del software "vive" pochi anni).

Qui, se mi permetti la divagazione, voglio raccontarti di un episodio 
che mi è capitato praticamente dieci anni fa: allora gestivo il sito 
degli studenti del Politecnico di Torino, e insieme a un paio di amici 
di altri atenei avevamo messo in piedi il progetto Prometeo, una 
raccolta collettiva di musica dei cartoni animati praticamente 
introvabile. Dopo qualche tempo cominciarono ad arrivare letteracce da 
un paio di studi legali che assistevano le major... al che seguì un 
interessante scambio privato di mail tra me e tal Enzo Mazza, all'epoca 
direttore della Federazione contro la Pirateria Musicale e attualmente 
(se non erro) direttore della FIMI. Il suddetto signore ci intimò di 
staccare tutto, e fu inutile far notare che non c'erano danni e anzi 
stavamo rivalutando quel materiale (tra l'altro, l'ondata revival dei 
cartoni è stata probabilmente lanciata dal nostro sito, e grazie ad essa 
questi signori hanno fatto nuovi soldi con materiale vecchio). Alla 
fine, però, venne l'idea geniale: minacciai di staccare tutto e scrivere 
ai giornali, e magicamente potemmo raggiungere un accordo in cui, 
sostanzialmente, il sito poteva restare su.

Questo dimostra che il problema di queste persone non è di principio, ma 
essenzialmente pratico: l'opzione che minimizza il danno complessivo 
(ossia le minacce allo status quo) è quella preferibile. Per questo 
motivo, io sono convinto che una soluzione di mediazione che permetta a 
queste persone una continuazione normale del proprio business, anche 
rinunciando ad alcune forme eccessive di controllo o di sfruttamento 
che, sotto sotto, loro stessi sanno difficilmente difendibili, potrebbe 
rappresentare una soluzione possibile.

Pretendere invece la duplicabilità infinita senza limiti e controlli non 
lo è, a meno che non si trovino altre forme di remunerazione, dall'equo 
compenso ad una contribuzione volontaria che però funzioni davvero.

>> il problema 
>>è proprio la mancanza di regole che difendano il diritto dei consumatori 
>>di non pagare lo stesso contenuto più volte.
> 
> Diritto che si scontra frontalmente con l'impossibilita' di copia.

Non è vero. I primi DRM prescrittivi, ad esempio, prevedevano la 
possibilità di realizzare un numero finito di copie; erano troppo 
macchinosi per piacere, ma cercavano di arrivare a un compromesso. Poi 
c'è stata una radicalizzazione dello scontro.

Però è l'intero approccio che andrebbe rovesciato; certamente bisogna 
che le politiche siano tecnicamente implementabili, ma è necessario 
prima accordarsi sui principi, e poi trovare il modo di implementarli.

>>E' possibile che, alla fine, in un ambiente di fiducia reciproca, 
>>l'industria del contenuto intellettuale possa funzionare anche solo con 
>>dei DRM di tipo descrittivo, anzichè con quelli di tipo prescrittivo.
> 
> Toh, che strano, esattamente come e' stato fino ad adesso fin
> dall'invenzione delle musicassette e dei registratori un eone fa ...

Beh, non è vero, la differenza è che nel mondo analogico la copia ha un 
costo non trascurabile, sia di denaro che di tempo che di barriere per 
la diffusione.

>>In 
>>questo senso, forse sarebbe un passo avanti se chi si oppone ai DRM 
>>prescrittivi sviluppasse un sistema di DRM descrittivi e una relativa 
>>infrastruttura di pagamento (flat o non flat possiamo discuterne, ma su 
>>base volontaria a questo punto).
> 
> Non vedo perche' volontaria. Non capisco perche' non possiamo essere
> sufficientemente civili da pagare se e' legale e richiesto. e' tutta una
> questione di fiducia e bilanciamento dei prezzi. Se le richieste sono
> eque e non rapine un sistema basato sulla fiducia puo' funzionare molto
> bene.

Tutto sommato lo credo anch'io, ma credo anche che starebbe a noi 
l'onere di metterlo in piedi e provare che funzioni.

> Questa proposta mi sembra proprio Balzana, lungi da me fare il difensore
> di certe telecom, ma questo discorso e' l'equivalente di sostenere che
> le citta' d'arte dovrebbero chiedere a societa' autostrade una parte dei
> profitti perche' in fondo se ci sono molti turisti che usano
> l'autostrada e' perche' vogliono andar a visitare i musei in altre
> citta', e cosi' via dicendo per qualunque attivita' commerciale e non
> che richiede lo spostamento di cose o persone.

La differenza è che i musei hanno un ulteriore biglietto di ingresso, 
mentre i contenuti a pagamento su Internet sono stati un flop. Ma questo 
non mi preoccupa, magari avremo qualche azienda new economy in meno 
(incidentalmente, era il presidente di Dada ad aver fatto questa 
proposta in pubblico, 3-4 anni fa), ma la rete tira fuori la voglia di 
condividere degli individui, vedi Wikipedia. Non credo che resteremo 
senza contenuti.

> La rete e' una infrastruttura, deve essere neutrale e il costo di
> accesso deve essere il piu' basso possibile proprio perche' possa essere
> quel potente strumento di comunicazione e scambio che e' oggi e tutti
> possano permettersela.

Vero... ma occhio a quelli che ti regalano qualcosa che ha un costo, 
almeno se sono aziende, perchè poi tenteranno di recuperare i soldi 
sfruttandoti in qualche altro modo.

>>>Se puoi spiegarmi perche' ritieni DRM e profitti inseparabili 
>>
>>Quanta gente in Italia si "autoriduce" il canone RAI pur guardando la 
>>RAI tranquillamente?
> 
> Proponi un prelievo preventivo del canone su base generale e
> indiscriminata ?

No, assolutamente; ti faccio notare che la gente non paga per i 
contenuti, se può evitare di farlo. Alle volte (anche se in percentuale 
minore) è persino disposta a spendere cifre uguali o maggiori pur di 
guardare Sky con la scheda smandruppata dal superpippo invece che 
pagando l'abbonamento. Ma non per motivi etici, perchè si sente furba a 
non aver pagato. (Questo vale per l'Italia, altre parti del mondo sono 
diverse.)

Ma se nessuno paga, pagano tutti; quindi quei soldi vengono recuperati 
in altro modo, ad esempio, come dici tu, tramite un prelievo generale e 
indiscriminato. E allora forse sarebbe meglio se anche noi 
collaborassimo per trovare un modo perchè paghi chi veramente dovrebbe 
farlo, perchè io di remunerare a cazzetto la top 20 dei dischi italiani 
non ho nessuna voglia.

>>Tu quanti CD hai comprato nell'ultimo anno, e invece quanti ne hai 
>>scaricati via peer to peer?
>>(rischio, eh, che non ti conosco)
> 
> Caschi male ancora, nell'ultimo anno ho comprato qualche CD in aeroporto
> per passare il tempo, acquisto qualche DVD via amazon quando ne ho
> voglia, e generalmente ascolto musica libera o licenziata via podcast.
> Non ho copiato un solo CD e mi saro' scaricato a mala pena 5-6 film
> (alcuni introvabili in commercio) a fronte di una 30ina di DVD.

Facciamo un sondaggio in lista? (Anonimo, eh)

>>>Lascia pure fuori gli autori, e' sempre piu' evidente che sono nella
>>>maggior parte dei casi contrari ai DRM,
>>
>>Dipende. Chiedilo a Faletti :-D
> 
> Accuso il colpo e capitolo, Faletti e' un autore di levatura tale da non
> poter certamente contestare gli aulici concetti che enuncia ... del
> tutto disinteressatamente e in modo cosi' bilanciato e profondo ...

Ma le putt... pardon, le opere d'arte che scrive piacciono a milioni di 
italiani, e se lui se le vuole far pagare, non ha il diritto di farlo? 
Esistesse anche un solo autore al mondo che non vuole rilasciare i suoi 
contenuti liberamente ma in modo proprietario, perchè non deve aver modo 
di farlo tranquillamente e con tutte le protezioni del caso?

>>Quanti comprerebbero i dischi di Tiziano Ferro (per fare un nome a caso) 
>>se non ci fosse una major a "costruirlo" e pubblicizzarlo?
>>(Io non li compro, per capirci.)
> 
> Ma onestamente, ma perche' dovrebbe interessarmi, io capisco benissimo
> che alle major interessa, ma a me cittadino che vuole una policy
> bilanciata e possibilmente musica di qualita' e non merda prefabbricata

Non è vero. Per me e te che ascoltiamo altro, ci sono milioni di 
italiani che aspettano con ansia il nuovo disco di Tiziano Ferro. 
Persone a cui piace veramente! Insomma, la musica commerciale non è una 
tassa imposta dall'alto, è un sistema che piace non solo a chi vende, ma 
anche a una parte consistente, forse preponderante, dei consumatori.

> Fosse per me accetterei ben volentieri un sistema che remunera tramite
> tassazione pubblica gli artisti (spazzando via le major come le
> conosciamo oggi)

Ce l'avevano i paesi comunisti... :-) Eppure non è che ci ricordiamo i 
grandi capolavori della musica russa degli anni '60, al posto dei 
Beatles e dei Rolling Stones.

> direttamente in base al gradimento che trovano presso
> il pubblico. Peccato che un sistema del genere sia estremamente
> difficile da realizzare in modo che sia efficace, non sia abusabile, e
> non invada la privacy dei cittadini, per cui e' forse il caso di trovare
> altre vie che comunque non possono essere semplicemente l'affermazione
> dello status quo attraverso ingabbiamenti tecnologici.

Bene, quali sono queste vie? Cioè in pratica qual è una proposta 
praticamente applicabile e che possa diventare di massa? (non dico 
essere accettata dall'altro campo, ma perlomeno avere quel supporto 
generalizzato che porterebbe gli altri a doverla prendere sul serio)

>>Però non sono convinto che veramente, senza 
>>coercizione al pagamento, qualcuno continuerebbe a investire cento 
>>milioni di dollari a botta per fare dei film (alcuni certamente orridi e 
>>commerciali, ma altri piuttosto belli).
> 
> Beh visto che al momento i film (quelli di successo) si ripagano tutti
> al botteghino

Ma quanti guardano i film di prima visione a casa, scaricati, invece di 
andare al cinema? Adesso forse ancora pochi, ma a tendere?

> prima ancora che passino a fare altre palate di soldi con
> la vendita e il noleggio, non mi pare che ci sia sto gran pericolo.
> E non mi venire a dire che andare al cinema e pagare volontariamente per
> vedere un film sia una coercizione.
> Se passiamo al mondo musicale poi i costi sono ormai ridicoli rispetto
> ai guadagni e chiaramente sbilanciati e fuori da ogni logica secondo me.

Certo, anche se questo è più un problema di antitrust che di modello di 
business, comunque.

>>Veramente mi risulta che nella crittografia moderna la segretezza stia 
>>nella chiave, non nell'algoritmo.
> 
> E la chiave dove sta secondo te ?

(stiamo parlando di cifratura e non di firma?) Te la do quando paghi e 
te la salvi. Se la fai girare in pubblico, posso risalire a te. Tutto 
questo si può fare con software libero?

> Sono decisamente contrario ad un pagamento generico visto che sarebbe
> necessariamente non meritorio e renderebbe ancora piu' parassiti gli
> attuali beneficiari che gia' ciucciano bene bene alle nostre spalle
> quando dobbiamo comprare (in Italia) CD per fare backup dei nostri dati
> e, grazie all'equo (per chi?) compenso, finiamo per pagare delle royalty
> a qualche musicista' o filmografo che ci fa onestamente schifo e non ci
> sogneremmo mai di finanziare.

Ma questo è proprio perchè non c'è un sistema puntuale per sapere quanto 
quella musica o quel film sono effettivamente utilizzati.

>>Ok, capito.
>>Probabilmente gli oppositori alla v3 sono una minoranza?
> 
> Probabilmente la maggior parte di quelli che si oppongo alla v3 sono
> contrari anche alla v2 e a tutto il copyleft? Ti sei mai chiesto che
> licenza usasse per il proprio software chi ti ha criticato la v3?

Torvalds usa la v2 :-D

>>In genere, chi fa cooperazione spinge il software libero per abbattere 
>>il costo insostenibile delle licenze di Windows (e gli altri fenomeni 
>>come il lock-in su formati proprietari e così via). Ma trova 
>>assolutamente giusto che i contenuti vengano protetti in qualche modo.
> 
> Io trovo giusto che vengano pagati, visto ;'attuale sistema, se cosi'
> richiede l'autore. La "protezione" e' un aspetto laterale. Il problema
> ormai e' che il lavaggio del cervello delle major, che casualmente
> spesso hanno interessi forti o collusioni nella stampa, e' totale, per
> cui non importa il compenso, importa la protezione ... e il controllo,
> da buona societa' fascio-orwelliana verso cui ci piace tanto di andare.

Difatti il problema è se esista un sistema di permettere la 
remunerazione puntuale del contenuto intellettuale senza eccedere nel 
controllo e nella violazione della privacy.

E' anche possibile che non ci sia, e che l'unica strada sia veramente 
collettivizzare il sapere in modo completo; ma a quel punto è necessario 
avere proposte molto più chiare su come preservare il ruolo economico 
globale di intere nazioni (tutte quelle sviluppate) che vivono sempre 
più di prodotti immateriali, altrimenti ti farai soltanto ridere dietro.
-- 
vb.             [Vittorio Bertola - v.bertola [a] bertola.eu.org]<-----
http://bertola.eu.org/  <- Prima o poi...



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