[Discussioni] proposta dmint.it
Alberto Cammozzo
mmzz a stat.unipd.it
Dom 8 Ott 2006 01:38:27 CEST
On Sat, Oct 07, 2006 at 04:14:00PM +0200, Francesco Potorti` wrote:
> Alberto Cammozzo:
> > Si, io vedo un problema generale con questa moda dilagante
> > di usare mezzi tecnologici per affrontare problemi etici e
> > legali.
>
> ??? Non è una moda, i mezzi tecnologici, come qualunque altro tipo di
> mezzo, si usano (si sono sempre usati, sempre si useranno) per
> affrontare i problemi, di qualunque tipo essi siano, fra cui quelli
> etici e legali.
Mi spiego meglio: mi pare che la tendenza attuale sia di lasciare
la scelta sui processi di regolazione alla loro semplice
realizzabilita' tecnica, indipendentemente dalla loro aderenza
a principi piu' o meno condivisi, contrariamente a quanto avviene
in altri ambiti (ad esempio l'eutanasia). I motivi forse stanno, oltre
che nella pressione di forti gruppi di interesse, nella mancata
percezione della portata delle incalzanti innovazioni e degli
effetti collaterali della loro adozione.
Penso ad esempio ai DRM, alla violazione della neutralita' di
Internet, alla brevettabilita' del software, al voto elettronico
o piu' banalmente ai sistemi di videosorveglianza urbana o
regolazione degli accessi al centro cittadino. Tecnicamente
e' possibile farlo, quindi non ci si chiede se e' _opportuno_
che venga fatto, o cosa perdiamo in cambio dei vantaggi che porta.
Prendo in prestito a Gian la citazione da Macbeth: "Bloody
instructions which, being taught, return to plague their inventor".
A rendere piu' grave lo scenario vi e' la sistematica mancanza
di reciprocita': ad esempio vi sono norme che regolano processi
tecnologici atti a vanificare i DRM, ma non quelle reciproche,
che tutelino i consumatori dagli abusi dei DRM. Le uniche,
sistematicamente disattese, sono quelle sulla privacy.
Questo ci mette in un mondo in cui la tecnologia viene
applicata per forzare l'obbedienza a scelte altrui senza
che su questi processi via sia stata mai una scelta politica
democratica degna del nome.
> > I programmi, per quanto sofisticati, mancano della
> > flessibilita' e del discernimento necessari, e una volta
> > diffusi possono creare piu' danni di quanti ne risolvono.
>
> Come qualunque altro mezzo tecnologico e non, del resto.
Infatti.
> > Non e' una posizione neoluddista, ma dobbiamo stare
> > attenti a dare alle macchine il potere di prendere
> > decisioni.
>
> Le macchine non prendono mai alcuna decisione. Sono quelli che usano le
> macchine che lo vogliono far credere agli sprovveduti. Mai stato ad uno
> sportello di un qualche ufficio e sentita la giustificazione che "è la
> macchina che ha deciso così"? È normale scarico di responsabilità, se
> non è la macchina è la burocrazia, altrimenti è il superiore e così via.
> Essere informati serve a difendersi, ma non è nulla di nuovo sotto il sole.
Le macchine prendono decisioni al posto nostro secondo nostre
istruzioni ed e' per questo che le usiamo: l'airbag decide se esplodere
o meno, l'autovelox se scattare, l'accesso controllato da tag rfid
se alzare la sbarra. Certo che lo fa in base ad istruzioni date
da un programmatore umano! Del resto qualsiasi operatore al posto
della macchina agisce in base ad analoghe istruzioni, essendo
pero' in grado di una valutazione piu' ampia ed autonoma in
base al principio di solidarieta' umana. Potrebbe decidere,
ad esempio, che vi sono condizioni di emergenza per cui puoi
superare il limite di velocita', o la sbarra va alzata anche
se non hai le credenziali. La macchina no. Non si puo' dire che il
software sia piu' leale di un umano, sappiamo che per vari motivi
non e' vero. Costa meno ed e' piu' veloce.
La direzione e' quella di una societa' che definisce l'architettura
di un mondo in cui disubbidire sara' tecnicamente sempre piu'
difficile. Questo e' per un verso desiderabile, per un altro
pericolosissimo.
Come ho detto prima, voglio poter usare le macchine, senza
rinunciare a scegliere se usarle.
Spero di aver chiarito.
ciao
Alberto
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