[Discussioni] Seguito di: Da chi è sostenibile l’Open Source?
Francesco Potortì
pot a potorti.it
Gio 2 Feb 2012 10:21:32 CET
Francesco Potortì:
>> >> Se il programma è libero, i problemi dal punto di vista della scuola
>> >> saranno gli stessi, ma attenuati, perché la scuola avrà comunque la
>> >> possibilità di provare a trovare qualcun altro che se ne occupi in
>> >> caso di indisponibilità del primo fornitore.
>>
Marco Fioretti:
>> >ma questo, dal punto di vista di chi ha scritto quelle cose, rinforza
>> >la SUA tesi: visto che c'è questo "rischio" i programmi può farli
>> >liberi solo qualcuno che può permettersi di non fare subito cash con
>> >la licenza iniziale.
>>
>> Lui *può* fare cash con la licenza iniziale, qualunque sia la licenza.
>
>probabilmente invece di cash avrei dovuto scrivere "**abbastanza**
>cash per arrivare a fine mese" per rendere ancora più chiaro il
>messaggio di Francesco, ma comunque non ha importanza.
No, il punto è semplicemente che, in questo, le licenze libere non sono
diverse dalle altre. Finché non c'è una diffusione notevole del
programma (cioè se non è un programma di successo) è ben difficile che
chi ha comprato un programma gestionale si metta a redistribuirlo.
>Il punto principale rimane che è assolutamente inutile (ri)spiegare
>certe cose SOLO a me e a tutti gli altri 4 gatti iscritti a questa
>lista. Come ho scritto in fondo a
>
>http://stop.zona-m.net/it/2012/02/software-open-source-o-proprietario-per-rispondere-ci-vuole-una-cultura-del-software/
Secondo me fai un serio errore ad usare la parola "free". Per come la
usi tu ha tutti i difetti dell'inglese, e del resto in italiano ognuno
la usa per dire una cosa diversa. Se invece usassi una delle due
dizioni standard "software libero" oppure "open source" potresti
chiaramente fare distinzione fra libero e gratuito. Così com'è scritto
il lettore ha l'impressione che tu descriva un mondo di sogno, dove si
campa con ciò che è gratis.
>il motivo principale per cui pubblico certe storie è che:
>
> mi interessa molto mettere in contatto diretto chi "lavora in
> trincea" come lui e Francesco, sia col grande pubblico sia
> (soprattutto) con i guru che hanno validi consigli e una visione
> più d’insieme. Sicuramente dovrebbero esserci più scambi, più
> frequenti, fra i due gruppi
>
>cioè, parlarne qui non fa certo male, più lo facciamo meglio è, ma
>forse sarebbe molto più utile aggiungere commenti direttamente in
>calce a quei due articoli, visto che chi la pensa come Francesco e
>Daniele è più probabile che trovi e legga quelle pagine, anzichè i
>messaggi in questa lista.
A me pare che Carlo Daffara abbia ben scritto.
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