[Discussioni] Risparmio
loredana
llcfree a gmail.com
Dom 3 Ago 2014 13:22:43 CEST
On Sun, 2014-08-03 at 09:11 +0200, Paolo Holzl wrote:
> Per quanto concerne spostare uffici da Office a OpenOffice si opera in
> modo progressivo, ecco un esempio di 'road map' che ho stilato:
> Ovviamente sono operazioni che vanno ben pianificate e con approcci
> 'morbidi'.
> Un esempio ..
[..]
> 4) Obbligare le presentazioni interne e le circolari interne al formato
> open document.
> Una 'Email Verde' a cui spedire documenti che risultassero disimpaginati
> o inapribili (che li rimandi corretti).
> Questo permetterebbe di avere la percezione delle reali difficoltà di
> formato.
Carino il numero verde di salvataggio :) Ecco come quantificare
automaticamente i costi del lock-in. Basta aggiungerci un log: numero
documenti, tempo per la "ripulitura").
> 5) LibreOffice inizialmente dovrebbe salvare nel vecchio formato DOC e
> XLS per default (banditi i vari DocX ecc.).
> Caldeggiare il salvataggio e l'invio interno in formato OpenDocument.
> Dopo un anno circa il default dovrebbe diventare OpenDocument verso
> l'interno, pdf, o al limite vecchio Doc verso l'esterno (solo se deve
> essere editabile).
Su questo (lo scambio con l'esterno, perche' mai in doc?) sono meno
daccordo.
Essendo passata da dos a vms a unix a GNU/linux, avendo sempre solo
usato editor di testo (emacs) e strumenti come LaTeX per la
formattazione, non avendo problemi a ricompilare ancora oggi un mio
documento scritto in LaTeX su un floppy e a stamparlo con una "vecchia"
o nuova laserjet, sono la persona meno adatta per suggerire modi
generali per uscire dal pantano attuale in cui non mi sono mai infilata
e di cui non conosco i dettagli. Posso invece raccontare con dovizia di
particolari come questo stare fuori dal pantano stia diventando sempre
piu' difficile, avendoci costantemente ed in prima persona provato da
trent'anni a questa parte.
Dato il pantano. mi chiedo se la soluzione piu' efficace non sia partire
dalle varie situazioni e semplicemente configurare gli strumenti di
lavoro in modo tale che non sia possibile produrre documenti in formati
non standard. La scelta dei formati dovrebbe essere fatta a monte,
usando come metodo il rasoio di Occam e come principi vincolanti la
fetta del mondo con cui si vuol comunicare e il tempo per cui si vuol
conservare e rendere accessibile a tutti, disabili inclusi, un
documento. Che separare testo, formattazione, metadata e contenuto
procedurale sia indispensabile, spero si sia, a questo punto della
storia, tutti daccordo. E' esattamente quello che si e' sempre fatto con
LaTeX, per esempio, e ora pian piano ci si arriva per altre vie (html5,
css, javascript, odf etc). Non voglio aprire il dibattito se o meno
usare LaTeX, faccio solo presente che si parla di problemi per cui
esistono da tempo le soluzioni, in tutte le salse e per tutti i gusti.
Nel transitorio iniziale non e' neppure necessario, anche se certamente
auspicabile, il passaggio a libreoffice o GNU/linux. Se di default un
documento viene salvato in odf (se e' questo il formato scelto) e se,
contemporaneamente, sono disabilitate tutte le caratteristiche non
standard, l'utente neppure se ne accorge, cosi' come oggi non si accorge
di cio' che genera. Continua ad usare lo stesso strumento di lavoro,
cosi' neppure si pone immediatamente il problema di imparare come si fa
con uno strumento diverso. Ma da SUBITO, IMMEDIATAMENTE, la smette di
generare, inconsapevolmente o meno, porcherie che ci vincolano poi
tutti.
In questo modo, il costo di uscita dal lock-in verrebbe azzerato per
tutti i nuovi documenti e poco per volta si potrebbereo recuperare gli
altri, man mano che servono e si riusano. Il costo del recupero va
analizzato e quantificato, indipendentemente dall'imputarlo o meno a
qualcuno. In ogni caso, va tenuto distinto e certamente non attribuito
come costo ad un passaggio a strumenti di lavoro liberi. Questo e' il
punto fondamentale. Fare bene i conti.
Dal punto di vista dati, il problema delle migrazioni ha due aspetti:
uno e' riuscire a leggere il documento, separando dati e procedure,
l'altro e' riscriverlo in un formato civile. Lo strumento piu' adatto
per il primo passaggio (leggere e separare dati e procedure) e'
certamente quello che il documento lo ha creato. In altre parole, e'
economicamente vantaggioso usare strumenti proprietari per convertire i
documenti in formati aperti che consentano l'uso di qualsiasi strumento,
proprietario o no.
Credo che la PA potrebbe "educare" praticamente tutti all'uso degli
standard senza neanche dirglielo, semplicemente producendo documenti
standard per gli scambi con i cittadini e lasciandoci cosi' liberi di
scegliere gli strumenti digitali con cui interagire.
Loredana
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