[Formati] Definizione e obiettivi
Simo Sorce
simo at softwarelibero.it
Fri Jan 28 16:12:59 UTC 2005
On Fri, 2005-01-28 at 16:40 +0100, Mirko Maischberger wrote:
> Qual'è l'obiettivo di questa lista? Si tratta di individuare
> pragmaticamente dei formati che possano garantire oggi e per il futuro
> l'interoperabilità tra programmi e piattaforma diverse? oppure più
> radicalmente di definire quello che intendiamo per "formato libero" in
> subordine al software libero?
La seconda che hai detto.
> Interessa convincere l'utente medio a non usare il .doc? la pubblica
> amministrazione a non usare formati non interoperabili per memorizzare i
> dati dell'anagrafe? definire "formato libero" senza concentrarsi su
> problemi specifici? o altro ancora?
Altro, o meglio:
l'idea era di definire da un lato cosa intendiamo per formato libero.
Dall'altro fornire linee guida pragmatiche che servano da guida alla
applicazione della definizione.
Credo sarebbe bene separare le due cose in maniera evidente.
> In realtà un'idea leggendo gli archivi me la sono fatta, ma non sono
> sicuro che sia quella giusta. Mi pare che l'approccio che si vuole dare
> sia quello pragmatico, consci del fatto che mentre per il software la
> disponibilità del codice sorgente con licenza libera è una conquista
> importante, i formati siano in realtà un altro paio di maniche.
> Non vorrei sbagliarmi, ma mi pare che l'intento sia quello di fornire un
> elenco di formati "accettabili" più che "liberi", sbaglio? Mi parrebbe
> un ottimo modo di non discriminare né gli utenti di software libero né
> quelli di software con altre licenze. In fondo si sta parlando della
> libertà del formato, non della libertà della documentazione che lo descrive.
>
> Però dare una definizione "pragmatica" è molto più difficile del darne
> una radicale.
Io non utilizzerei il termine radicale, ma una definizione per avere
senso deve essere coerente con i propri principi, se per "pragmatica"
intendi che deve venire a patti con quello che c'è credo che sarebbe
lavoro poco utile. Che _poi_, in base alla definizione si possa definire
come accettabaili formati che non si confromano al 100% alla definizione
è un'altra questione che possiamo tranquillamente discutere.
Ne verrebbe fuori una discussione simile a quella sui formati
"semiliberi" (un bel pantano) ma fattibile.
> Una definizione radicale che mi soddisferebbe sarebbe qualcosa tipo: "un
> formato dati è libero se è descritto da documentazione libera corredata
> da una implementazione di riferimento libera e da un validatore con
> licenza libera".
Io mi atterrei alle caratteristiche del formato, più che al fatto che
esistano software o validatori. Altrimenti un formato non sarà mai
libero finchè non viene implementato (e si rischia che non venga
implementato perchè non è libero :-)
> Una definizione più pragmatica potrebbe essere: "un formato dati è
> libero se è possibile adottarlo in un prodotto software libero, senza
> restrizioni e senza ricorrere a tecniche di reverse-engineering".
Questa definizione è molto scivolosa è necessario definire ben bene cosa
vuol dire: "è possibile adottarlo in un prodotto software libero".
> Non pensate che si potrebbero definire le due cose separatamente,
> distinguendo proficuamente tra formati dati liberi e formati dati --
> come dire... -- "accettabili"?
Assolutamente si, credo sia la cosa migliore, e in effetti il documento
finora prodotto, benché unico si distingueva in due parti appositamente
(lo trovi negli archivi della lista). Sono d'accordo nel separalo in due
parti distinte.
Simo.
--
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