[Discussioni] [NEWS] CNIPA, INPS e Riuso software nelle PA
Alfonso Fuggetta
Alfonso.Fuggetta a polimi.it
Ven 8 Ott 2004 15:25:31 CEST
On 8-10-2004 10:40, "Fabrizio Veutro" <fabrizio a veutro.com> wrote:
> Naturalmente, può darsi che le esigenze delle nostre PA siano come Lei dice
> particolarissime, così speciali che non hanno riscontro nemmeno parziale in
> alcun sw libero esistente. Non me ne intendo, mi pare ben strano ma è
> possibile. Se così fosse, allora dovremmo serenamente concludere che il sw
> libero e il riuso nella PA, almeno nel modo in cui Lei lo espone, alla prova
> dei fatti non hanno molto da dirsi.
Questo messaggio mi conferma che via mail i problemi non si risolvono. Credo
che se ci si mette intorno ad un tavolo e si interagisce, certi dubbi
spariscono.
Non è questione di requisiti "particolarissimi". Molte persone della
comunità open source continuano a pensare che tutto sia riconducibile a
pacchetti o personalizzazione di pacchetti.
NON E' COSI'.
Non per un intento malevolo o per sostenere una parte verso l'altra.
Semplicemente perché è nella natura delle cose. Non si riesce a
pacchettizzare tutto. Un sistema software è uno stack in cui alla base c¹è
l¹OS, poi il middleware e gli ambienti di sviluppo, poi le librerie e i
framework e alla fine le applicazioni. Tendenzialmente, gli strati bassi
dello stack sono commercializzati come pacchetti (open source o proprietari)
mentre via via che si sale nello stack aumenta la quota di prodotti custom.
Ciò è facilmente spiegabile se si considera che il livello applicativo
dipende fortemente dai bisogni e dai requisiti dell¹utente finale
(fortemente variabili), mentre i livelli bassi ne sono ragionevolmente
indipendenti e quindi più facilmente standardizzabili.
Non è una mia opinione. Né una congiura dei monopolisti. E¹ nelle cose. Nel
primo corso di informatica si spiega che i requisiti applicativi variano e
cambiano, e che più si ha che fare con il mondo dell¹utenza (intesa in senso
lato), più è difficile pacchettizzare. Anche cose ³standard² come gestione
fornitori o clienti, alla fine richiedono pacchetti come SAP che devono
offrire la possibilità di personalizzazione. E per molti, SAP, pur essendo
personalizzabile, è una camicia di forza.
Figuriamoci quando si parla di servizi nuovi. Per due anni ho cercato di
convincere ministero, provincie e regioni che la domanda offerta di lavoro
si può standardizzare in un pacchetto. E¹ un¹impresa titanica. Sia per
motivi politici e di campanile sia perché è praticamente infattibile
convincere gli enti a convergere su modelli e procedure condivise. Ciascuno
ha i suoi bisogni, le proprie scelte architetturali, le proprie strategie
di organizzazione dei servizi e di cooperazione complessiva tra funzioni. Il
contratto per la pubblica istruzione è di oltre 100 milioni di euro, credo.
Sarebbe bellissimo trovare un pacchetto. Ma chi si occupa dello stato
giuridico del personale docente italiano? Quel pacchetto a chi potrei mai
rivenderlo o ridarlo? L¹unica possibilità è svilupparlo custom.
Molti della comunità open source sono abituati a ragionare su componenti
come Linux, Apache, Tomcat, i compilatori. O applicazioni che sono
ragionevolmente ³pacchettizzabili². Il software custom non è un¹eccezione o
un accidente evitabile. E dico anche grazie al cielo! Altrimenti vorrebbe
dire che non c¹è più spazio per costruire nuove soluzioni per nuovi
problemi. Pacchettizzare vuol dire risolvere in modo standard problemi noti.
In sintesi, la questione che ho continuato a porre è che la spesa in
software custom, NON ESSENDO IN LINEA DI PRINCIPIO ELIMINABILE, va dominata
perché in quel settore si bruciano un sacco di soldi. Devi fare sviluppi
custom solo se è inevitabile, altrimenti, please, riusa quello che c¹è.
E non è vero che riuso e software libero non c¹entrano. O meglio, non
c¹entrano, secondo me, per come lo dicono alcuni.
Le licenze open giocano un ruolo importantissimo. Facciamo uno scenario
pratico: quello del software per la domanda-offerta di lavoro. Potenziali
utenti: tutte le provincie (un centinaio). Oggi molti vanno per i fatti
loro. Diciamo che una provincia fa un prodotto custom in quest¹area e ne
³detiene la proprietಠ(scusate la mia superficialità, ma credo mi capiate).
Bene a quel punto lo rendo ³open² e vedo come si sviluppa, se altri lo
vogliono provare e se raggiunge la qualità e la ricchezza di funzioni che lo
rendono un de-facto winner. Per fare questo, una volta acquisita ³la piena
proprietಠdel software nei confronti di chi me lo ha fatto, potrei usare la
GPL. Oppure posso pensare a qualcosa che mi dia il senso della community e
che crei un responsabile (ricordiamoci che siamo nel pubblico) con il
compito di raccogliere e consolidare le diverse estensioni e contributi.
Magari faccio una licenza ad hoc per stressare questo obiettivo di
convergenza. Magari faccio tutto LGPL o GPL e basta. Questo è lo scenario
secondo me sano, in cui open source e riuso vanno di pari passo. Le licenze
open sono usate come strumento di gestione della community (come voi mi
insegnate).
Sono appena arrivato e ho scritto di getto senza rileggere. Spero possa
comunque essere utile.
Alfonso
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